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Filosofia e arte nel medioevo cinese

Un altro aspetto del taoismo, colto questa volta nella sua accezione filosofica e relativo al periodo tardo imperiale e medievale (prima esso era solo molto marginale), è la speculazione circa l’inconsistenza delle cose umane nel mondo. Nel grave clima di disgregazione politica e morale del tardo impero e del primo medioevo, alcuni pensatori della corrente taoista, riscoprirono il rapporto con la natura e con se stessi in antitesi all’aspetto “sociale” della dimensione umana. I temi della fuga dal mondo, del rapporto con la natura, del rifiuto delle convenzioni sociali, divennero uno stato d’animo largamente diffuso in certi gruppi sociali. Se ne ha riscontro nell’arte contemporanea che si aprì a soggetti come la paesaggistica, del tutto sconosciuti alla storia artistica precedente. È di questo periodo l’abitudine ai cenacoli e alle conversazioni pure, riunioni di pensatori che fuggendo alla vacuità delle faccende mondane si riunivano in luoghi appartati a conversare, suonare il liuto e inebriarsi col vino. Il gruppo più famoso fu quello dei Sette savi della foresta, alcuni dei quali pagarono con la vita il proprio atteggiamento disinteressato nei confronti dei riti sociali imposti. Celebre era il letterato Liu Ling, sempre accompagnato da un domestico recante un fisco di vino e una pala, per seppellire il suo padrone consapevole della transitorietà del mondo. 
Questa visione filosofica -che al lettore occidentale rammenterà probabilmente alcuni aspetti della filosofia ellenistica- è un’altra profonda differenza fra la natura del medioevo europeo rispetto a quello cinese. La diversità è resa in maniera ancora più tangibile nell’arte e nella letteratura cinesi, che videro entrambe una rivalutazione del ruolo dei sentimenti e delle emozioni che fino ad allora erano state poste ai confini del mondo artistico, quasi una sorta di “romanticismo”. La differenza si spiga col fatto che fino a che era in vita l’Impero, tutta la produzione artistica era inquadrata in un sistema di valori e di morale funzionale al sistema ideologico imperiale, che era considerato come l’ordine naturale del mondo. Con il crollo dell’impero centralizzato venne meno anche questo ordine e l’ideologia e la morale che ne erano l’ovvio corollario. Senza più un cento attorno a cui ruotare l’arte poté abbracciare i sentimenti e le emozioni, in ultima analisi l’individualità. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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