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Il regno degli Yuan

Qubilay Khan era un sovrano di grande abilità e comprese fin da subito la necessità di amministrare la Cina in maniera diversa del resto del suo Impero. Già nel 1267 (cioè prima di iniziare la campagna militare contro i Song), egli aveva commissionato al monaco riformista Liu Bingzhong la costruzione di una nuova capitale per l’Impero mongolo nei territori della Cina settentrionale, la città sarebbe stata chiamata Pechino. Questa deci-sione di fissare la capitale imperiale lontano dalla Mongolia era sintomatica dell’amore di Qubilay per la civiltà cinese, dalla quale si rendeva conto che i mongoli avevano molto da imparare. La capitale estiva rimase invece in Mongolia, a Shangdu. Ispiratore di questa politica mongola in Cina fu il già citato Liu Bingzhong (1216-74), un monaco riformista che fino alla morte di Qubilay amministrò il governo cinese, garantendo l’appoggio della gentry (o perlomeno la sua non ostilità) alla nuova dinastia regnante. Qubilay intanto, già nel 1271 in ossequio alla tradizione cinese, si era proclamato nuovo imperatore fondando la dinastia Yuan, cioè “origine” in lingua cinese.  

In politica estera Qubilay proseguì l’opera di conquista dei precedenti imperatori mongoli. Negli anni in cui fu imperatore della Cina allestì numerose spedizioni contro i regni del sud-est asiatico, attaccando ripetutamente la Birmania (1277, 1283, 1287), invadendo l’Anna (1285,1287) e il Champa nel 1283, e infine attaccando Giava nel 1293. Nonostante il grande dispiegamento di uomini e mezzi però i risultati ottenuti furono scarsi e, soprattutto a causa del clima (a cui i mongoli non erano abituati), fu solo possibile stabilire forme di protettorato e mai domini diretti. Anche le due spedizioni contro il Giappone, nel 1274 e nel 1281, si risolsero in completi insuccessi. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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