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L’inizio della chiusura

Mentre il governo imperiale decideva di smettere di finanziare costosissimi viaggi esplorativi che non sembravano portare a nulla, alcune tribù mongole si rafforzavano e si espandevano a spese delle altre; in particolare emersero i gruppi etnici dei Tartari e degli Oirati. I primi estesi soprattutto nella Mongolia occidentale, i secondi in quella meridionale, nella zona dei Gobi. Nonostante la ristrutturazione della Grande Muraglia, la pressione crescente esercitata da questi gruppi rese necessario l’arretramento dei confini imperiali e l’edificazione di una nuova Grande Muraglia, la Neichangcheng. Oltre alla questione dei confini, i contrasti fra autorità imperiali e barbari erano provocati dalle restrizioni  (o dalle alte tasse) governative al commercio; fu proprio una disputa sul prezzo dei cavalli, nel 1449, a causare la scintilla che fece accendere la guerra con gli Oirati.
Il conflitto sarebbe stato con grande probabilità vinto dai cinesi se non fosse stato per l’inettitu-dine di Wang Zhen, l’eunuco che dominava il governo in quel momento e che deteneva anche il comando supremo dell’esercito. Egli condusse le operazioni belliche con tale incompetenza che le truppe imperiali furono drammaticamente travolte a Tumubao e l’imperatore stesso (che si trovava al loro seguito per assisterne al trionfo) fu catturato dai barbari. La disfatta segnò al fine di Wang Zhen (che fu trucidato dalle stesse truppe in rivolta) ed innescò un grande scontro interno fra i sostenitori delle difesa ad oltranza di Pechino e i coloro che volevano riportare a Nanchino la capitale. Un altro delicato problema fu quello della successione al trono: fu infatti nominato un nuovo imperatore che con il motto di Jingtai regnò dal 1450 al 1456; poco dopo però, l’imperatore catturato (Zhengtong), fu rilasciato dagli Oirati (che frattanto avevano dovuto ritirarsi dalla guerra a causa di contrasti interni e di inferiorità numerica rispetto ai cinesi), e per risalire al trono egli dovette attendere la morte di Jingtai nel 1457. 
Al di là del suo valore completo, la disfatta di Tumubao, può essere scelta come la data d’inizio di un nuovo corso della politica estera cinese, caratterizzato non solo dal rientro dell’espansionismo sui mari, ma anche di quello terrestre, con una tendenza sempre più accentuata a limitare la sovranità imperiale alla Cina propriamente detta, abbandonando la volontà di perseguire interessi da grande potenza. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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