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La dinastia degli Han orientali

La dinastia degli Han orientali (25 d.C. - 220 d.C.)

Insediatosi in una nuova capitale imperiale Liu Xuan si trovò ben presto a fere i conti con gli altri capi delle rivolte. I conflitti che si aprirono durano per circa quattro anni, fino a quando Liu Xiu, anch’egli ex membro della dinastia Han e capo della rivolta assieme a Liu Xuan, riuscì ad imporsi su tutti gli altri “pretendenti” e a riportare l’ordine in tutte le province dell’Impero. Il 25 d.C. è considerato l’anno della restaurazione della Dinastia Han, col nome pero di Dinastia degli Han orientali (o posteriori). Tale definizione deriva dal fatto che la capitale fu spostata più a oriente.
Oltre ad essere un aristocratico di sangue reale Liu Xiu era anche un esponete tipico delle cosiddette grandi famiglie. La famiglia del nonno materno era dello Henan e aveva possedimento fondiari per oltre 30'000 mu (l’unità di misura dell’epoca). Oltre alle terre le attività familiari comprendevano allevamento e commercio, con alcune migliaia di dipendenti fra lavoratori agricoli, affittuari, guardie armate, operai e domestici. 
Forse anche per questo il nuovo imperatore abbandono fin dal principio ogni progetto teso a limitare il potere delle grandi famiglie e dei commercianti. I monopoli statali furono del tutto aboliti, e non si pose nessun freno al processo di continua acquisizione da parte delle famiglie delle terre dei contadini autonomi costretti a vendere per debiti. Ciononostante Liu Xiu tentò di ridare forza e prestigio alle istituzioni imperiali e promosse alcuni aggiustamenti nel sistema fiscale, atti a ridurre il prelievo ancora principalmente gravante sui contadini autonomi. 
Un altro problema che era sorto a seguito della confusione creatasi durante il regno di Wang Mang erano i disordini alle frontiere. Liu Xiu non intraprese una decisa politica militare atta a ristabilire la sicurezza ai confini, ma scelse una linea tendente a integrare le popolazioni barbare stanziate presso i confini al mondo cinese. Ciò fu attuato con successo nella Mongoli interna con gli Xiongnu meridionali (che già da molto tempo si erano sottomessi agli Han). Assai diverso fu invece l’intervento militare nel Vietnam del Nord, dove era scoppiata una violenta rivolta indipendentista capeggiata dalle sorelle Trung. La regione fu nuovamente sottomessa dalle truppe imperiali.
Non si trattò tuttavia di interventi risolutivi, tanto che nel 74, il successore di Liu Xiu, l’imperatore Mingdi, fu costretto a inviare un grande corpo di spedizione nella provincia del Gansu, per scacciare definitivamente gli Xiongnu settentrionali che avevano ripreso l’iniziativa in tutta l’Asia centrale. Accerchiati dai cinesi e dai loro alleati, Xiongnu e Xianbei (una popolazione nomade della Manciuria settentrionale un tempo vassalla degli Xiongnu), gli Xiongnu settentrionali furono cacciati via dall’Asia centrale (il loro posto sarebbe rimasto libero per gli Xianbei). Chiusa la partita con gli Xiongnu il corpo si spedizione cinese si sposto nella regione del Bacino del Tarim, dove ribadì la sovranità imperiale riaffermando il controllo sulla via della seta. 
Il comandante del corpo, dotato di grandissime abilità strategiche e amministrative, incaricato dall’imperatore di spingersi verso occidente, giunse con la sua armata fini al Mar Caspio. Cercava il leggendario regno di Da Qui, situato all’estremo confine occidentale del mondo, del quale i cinesi avevano solo sentito parlare. Si trattava dell’Impero Romano, ma i cinesi non vi giunsero mai perché i Parti, all’epoca stanziati al confine con l’Impero romano lungo la via della seta, li dissuasero a proseguire ingannandoli: essi -che vivevano dell’intermediazione commerciale- sarebbero stati rovinati se romani e cinesi fossero riusciti ad entrare in contatto. 

VERSO LA DISGREGAZIONE

A Mingdi successe nel 76 l’imperatore Zhangdi, a cui succedette nell’89 l’imperatore Hedi, di soli dieci anni. Hedi fu il primo di una lunga serie di imperatori (otto in tutto) i quali sarebbero divenuti sovrani a meno di 15 anni. Le lotte interne per il potere, difficili da domare anche per un sovrano adulto dotato di grande forza, presero quindi il sopravvento. Durante tutto questo periodo la contrapposizione si costituì attorno a due ‘categorie’ abbastanza ben definite: da una parte i parenti delle imperatrici, tutti appartenenti alle grandi famiglie, e dall’altro gli eunuchi, uomini per lo più di umili origini i quali si trovavano sempre più spesso a svolgere ruoli importanti negli affari di stato. 
In generale nel periodo che va dall’89 al 146 fu la fazione costituita dai parenti delle imperatrici, ossia le grandi famiglie, a detenere il potere, e lo stesso potere degli eunuchi fu una conseguenza indiretta di questo: i giovani imperatori infatti, costantemente sorvegliati dalle imperatrici e dai parenti di queste, si rivolgevano agli eunuchi investendoli della loro fiducia. Nel 157 con l’ascesa al trono di Huandi, avvenne il rovesciamento e gli eunuchi riuscirono a far arrestare e poi a costringere al suicidio il reggente Liang Ji, mentre tutti i suoi parenti furono sterminanti e le proprietà della sua famiglia (oltre tre miliardi di monete!!) confiscate dallo stato. Gli eunuchi avevano conquistato il potere.
Le famiglie allestirono allora un’organizzazione segreta nota come “Corrente pura” che comprendeva funzionari e studenti dell’università imperiale e aveva relazioni fra centinaia di membri delle famiglie. Senza scendere nei dettagli Corrente pura ed eunuchi continuarono la loro guerra con alterne fortune, ma furono alla fine gli eunuchi a spuntarla, nel 170 infatti, l’organizzazione della corrente pura fu del tutto sgominata, cento funzionari furono massacrati e migliaia di studenti rinchiusi in prigione. Gli eunuchi avevano ripreso il potere ed insediarono i loro uomini in tutti i ruoli chiave dell’amministrazione. 

Intanto l’Impero era scosso da una grave crisi sociale: il numero di contadini ridotti in miseri era molto aumentato, si diffondeva il brigantaggio e si moltiplicavano le piccole rivolte. oltre alla grave situazione interna anche i confini settentrionali tornavano a traballare, incursioni e ribellioni di popoli barbari presso i confini avevano nuovamente reso insicure le province del Gansu e della Manciuria. In questo conteso, aggravato anche dall’ennesima inondazione dello Huang He nello Shandong, scoppiò nel 184 una grande sollevazione popolare, detta tulipani gialli. L’insurrezione era guidata Zhang Jiao, il quale aveva dato vita ad una setta di ispirazione taoista detta Via della Grande Pace che annunciava la prossima fine del mondo e l’avvento di una nuova era in cui sarebbero venute meno le sofferenze e le differenze fra ricchi e poveri. La setta era organizzata militarmente e poteva contare su circa 340mila uomini. Nel 184 fu annunciato che i tempi erano maturi al cambiamento e la rivoluzione ebbe inizio. All’esercito imperiale occorsero nove mesi per vincere la guerra ma disordini sporadici ispirati alla setta continuarono per alcuni anni. Intanto nel Sichuan un’altra setta taoista , quella dei Maestri Celesti, diede vita ad una ribellione che pur rimanendo circoscritta non riuscì ad essere sedata fino al 215. 

La rivolta dei Tulipani gialli aveva semplicemente gettato l’Impero nel caos. Anche perché assieme alle istituzioni imperiali era andato disfacendosi anche il sistema di coscrizione e la rivolta era stata quindi sedata con le truppe private delle grandi famiglie. Così una volta conclusasi la partita con i Tulipani i vari capi militari erano entrati in conflitto fra loro. Senza scendere nei dettagli perché ormai sono le cinque di notte e sono stanco, l’Impero sprofondò in uno stato di anarchia e guerra civile: al conflitto per la supremazia fra i vari generali si intrecciava quello fra essi contro gli eunuchi e la dinastia (che aveva cominciato ad identificarsi con gli eunuchi). Solo nel 196 a seguito dei successi militari di Cao Cao, uno dei più abili capi militari, l’Impero ritrovò una certa unità. Ma anche il tentativo unificatore di Cao Cao fallì, perché non riuscì a conquistare tutte le province. La battaglia di Chibi del 208, fra Cao Cao e altri due capi militari rimasti indipendenti, segnò l’ultimo tentativo di riunificare l’Impero. La Dinastia Han, ormai del tutto esautorata, si spense formalmente nel 220. Era la fine del Primo impero cinese. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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