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La prima dinastia Ming

La prima dinastia Ming (1368-1644)

Mentre la capitale Nanchino veniva ingrandita ed abbellita, Zhu Yuanzhang ultimava la pacificazione militare del Sud, eliminando le ultime sacche si resistenza mongola e le ultime fazioni avverse alla sua nuova dinastia. Quasi nello stesso tempo fu intrapresa anche una campagna militare di vaste proporzioni per riconquistare l’intero territorio della Cina settentrionale ancora in mani mongole. Di fronte al potente esercito meridionale però, l’indebolita dinastia Yuan preferì arrendersi senza combattere e così, nel settembre del 1368, Zhu Yuanzhang poteva trionfalmente entrare a Pechino come il nuovo imperatore della Cina unificata. 
Nel 1372 le armate imperiali ripresero l’opera di conquista, riannettendo il Gansu all’Impero e spingendosi fino in Mongolia attraverso il Deserto dei Gobi. Cinque anni dopo l’espansione riprendeva verso oriente, con la riconquista del Liaodong e della Manciuria meridionale. Due ultime battaglie nella provincia meridionale dello Yunnan, nel 1382 e nel 1388, completavano definitivamente la riunificazione dell’Impero. Va chiarito che non si trattò però di ardue imprese militari: i Ming sostanzialmente sfruttarono il lavoro precedentemente compiuto dai mongoli: i confini del nuovo Impero Ming ricalcavano pressoché esattamente quelli del’Impero Yuan. I mongoli erano decaduti per ragioni interne e non per il confronto militare coi Ming. L’abilità di Zhu Yuanzhang come condottiero è maggiormente dimostrata dalle sue vittorie contro gli altri capi cinesi che non contro gli Yuan, che di fatto scelsero di abbandonare la Cina e tornare in Mongolia. 
Questo sembra confermato dalla politica di Zhu Yuanzhang in Asia centrale. Diversamente dalle precedenti dinastie i Ming non cercarono di estendere il loro dominio all’intera regione, ma sia accontentarono mantenere il controllo sulle vie commerciali stabilendovi un protettorato. 
Sul fronte interno Zhu Yuanzhang creò uno stato forte e particolarmente accentrato, capace di controllare capillarmente tutti gli strati della società. Questa caratteristica perdurò durante tutto il regno della dinastia e anche successivamente. Il controllo fu spesso talmente minuzioso e pressante che il regno di Zhu Yuanzhang è stato definito dalla storiografia come dittatoriale e descritto dai contemporanei come intriso di ‘intimidazione’. Invero Zhu Yuanzhang fu un sovrano talvolta spietato, per quanto sia difficile stabile il confine fra necessità e spietatezza nell’ambito della costruzione di un Impero solido e forte.
Forse perché salito al potere egli stesso grazie ad una setta religiosa, Zhu Yuanzhang, appena salito al potere mise al bando tutte le sette religiose non ortodosse, trasformando l’esserne membro anche in reato penale nel 1397. La stampa fu sottoposta a censura; i letterati (che dall’istituzione del sistema degli esami costituivano in Cina la classe burocratica) furono sempre sospettati di complotti e controllati strettamente, anche grazie all’istituzione di un vero e proprio sistema di spie. Stessa sorte toccò agli eunuchi. Durante il suo regno si attuarono numerose epurazioni, specie nel periodo 1390-93, quando alcune decine di migliaia di funzionari, burocrati e membri delle loro famiglie furono eliminati. Fu anche promotore di un preciso aggiornamento dei registri della popolazione, eseguito per riassestare il sistema fiscale sbandato, ma anche per potere controllare meglio la popolazione. A corte furono introdotti nuovi riti con lo scopo di umiliare i burocrati. Zhu Yuanzhang infine, si dimostrò particolarmente severo con gli strati ricchi della popolazione, fossero essi appartenenti alla gentry, mercanti o artigiani: numerose famiglie agiate furono forzatamente costrette a risiedere nella capitale. Abolì inoltre la schiavitù. Anche la cultura e l’educazione furono poste sotto più stretto controllo imperiale, con aggiustamenti della teoria confuciana (specie di quella di Mencio) al fine di eliminare alcune idee che potevano prestarsi a sorreggere la formulazione di critiche verso l’autorità. Zhu Yuanzhang ripristinò e allargò il sistema degli esami, rendendone più facile l’entrata da parte degli strati non privilegiati e aumentando il numero di scuole nei distretti. Ma se ciò favorì la mobilità sociale da un lato, permise anche -proprio attraverso la scuola- un maggior indottrinamento degli aspiranti burocrati. 
È con tutta probabilità è esagerata la critica -diffusa sia fra gli occidentali che fra i cinesi- secondo cui la politica di Zhu Yuanzhang da rivoluzionaria e popolare si sarebbe trasformata in conservatrice e reazionaria. Il suo obiettivo fondamentale rimase sempre la ripresa e lo sviluppo dell’agri-coltura e del miglioramento delle condizioni dei contadini. Una volta sicuro della stabilità della dinastia si preoccupò della distribuzione della terra ai contadini poveri e della compilazione di registri attendibili, che evitassero il fenomeno -molto diffuso nella storia cinese- dell’evasione fiscale da parte dei grandi proprietari terrieri. Le proprietà dei templi e dei monasteri, esentasse durante gli Yuan, furono ridotte e sottoposte a regolare tassazione. Le autorità cedettero ai contadini e ai vagabondi le terre abbandonate o quelle confiscate ai grandi latifondisti, fornendo loro il necessario per metterle a coltura; un provvedimento che, oltre a migliorarne le condizione, aiutò a spostare la sovrappopolazione del bacino del Chang Jiang alle zone di frontiera dell’Impero. 
Nonostante l’attuazione pratica di alcuni provvedimenti dovesse incontrare l’ostracismo dei grandi proprietari (il cui appoggio aveva permesso a Zhu Yuanzhang di salire al potere), essi ebbero comunque conseguenze di grandissima portata: il tenore di vita di ampi strati della popolazione contadina aumentò sensibilmente, così come la produttività agricola nelle campagne. Ne sarebbero derivati successivamente un aumento senza precedenti della popolazione, e un’imponete ‘rivoluzione commerciale’, i cui effetti avrebbero significativamente cambiato le stesse strutture sociali ed economiche del paese, spesso anche in maniera del tutto imprevista ed anche opposta rispetto ai proponimenti di Zhu Yuanzhang.

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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