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Le rivolte e la fine della dinastia Ming

Abbiamo già accennato al fatto che il secondo periodo della dinastia Ming fu caratterizzato dallo scoppio ricorrente di insurrezioni e rivolte popolari. Tale fenomeno fondava le sue origini nei profondi mutamenti sociali ed economici che stavano modernizzando il paese. Successivamente l’es-plodere di molte rivolte fu catalizzato dall’emissione di ordinanze che vietavano alcune attività minerarie, specie l’estrazione dell’argento, per le sue implicazioni inflazionistiche. Tali furono le rivolte esplose nello Zhejiang, nel Jiangxi e nel Fujian fra 1445 e 1450; quelle di altri minatori ne 1476 e nel 1565, e quella del 1606 nello Yunnan. Numerose rivolte furono anche causate dalle proteste contro l’imposizione fiscale, cappeggiate spesso da artigiani, mercanti, studenti o letterati. Si ricordano quella del 1599 nello Shandong e quella del 1626, solo per citare le due più famose. In realtà le rivolte furono molte, ma solo negli ultimi anni della dinastia il potere centrale era così debole da essere concretamente minacciato. 
In stratta relazione con la caduta della dinastia furono infatti le grandi insurrezioni di Li Zicheng e di Zhang Xianzhong, che ebbero origine nella Cina settentrionale, dove il malcontento per la siccità del 1627 si fuse con l’insoddisfazione dei militari malpagati. Lo stato di tensione fu aggravato nel 1629 dal licenziamento di una parte delle truppe adibite alle stazioni di rifornimento. Nel 1630 scoppiavano importanti sollevazioni nello Shaanxi e nello Shanxi, mentre altre rivolte si sviluppavano nel Sichuan e nell’Anhui; le prime erano cappeggiate da Li Zicheng e Zhang Xianzhong. Nel 1635 l’esercito imperiale sembrò riuscire a riassumere il controllo della situazione, ma nel 1644 Li Zicheng riuscì ad organizzare un forte contrattacco che nell’arco di pochi mesi lo portò a marciare alla conquista della stessa Pechino. La capitale imperiale si arrese senza combattere il 24 aprile 1644. La mattina successiva l’ultimo imperatore Ming, Chongzhen, si impiccò sulla Collina del Carbone, dietro al palazzo imperiale. La dinastia Ming finiva con lui.
Li Zicheng ebbe però vita breve perché Wu Sangui (1612-78), il generale Ming al comando delle truppe imperiali stanziate a difesa del passo strategico di Shanhaiguan, fra Hebei e Liaoning, che difendeva l’Impero dall’invasione da parte dei barbari Manciù, si alleò a sorpresa con questi ultimi e mosse assieme a loro contro Pechino e Li Zicheng. Questi, attaccato contemporaneamente da due eserciti, fu sconfitto e dovette ripiegare verso Sud, e, mentre le truppe di Wu Sangui lo inseguivano, i mancesi si insediavano indisturbati a Pechino. [prosegue al capitolo successivo]

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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