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Aspetti generali della civiltà cretese

Come si sarà intuito non si sa molto sulla civiltà cretese. La lineare A non è ancora stata decifrata e la lingua parlata era completamente scomparsa già verso la metà del primo millennio. Tutto ciò che gli studiosi conoscono deriva da fonti indirette (egizie sopratutto) e dagli splendidi affreschi che sono ancor’oggi visibili sulle pareti dei magnifici palazzi, che, quantunque ormai ridotti a sole rovine, riescono ancora a trasmettere una vivissima impressione di magnificenza in chi li osserva. 

La vita a Creta doveva scorrere abbastanza tranquillamente: non era affatto una civiltà guerriera, come dimostra l’assenza di strutture difensive nei palazzi. Nella fase neopalaziale scompaiono addirittura gli elementi difensivi più elementari, come muti e fossati, indicando probabilmente che nonostante la presenza di più palazzi (uno più bello dell’altro racconta Omero), l’isola era retta da un unico sovrano. Sempre le rovine dei palazzi e i reperti ritrovati suggeriscono la presenza di un settore artigianale vivissimo e raffinatissimo; l’elite dominate doveva condurre una vita molto signorile.
La struttura sociale appare del resto improntata sul modello del tempio-palazzo, tipico degli antichi popoli mesopotamici, come i sumeri ed anche gli egizi. Il sistema del tempio-palazzo è una delle forme di organizzazione civile più antiche dell’umanità, anche se non è caratteristica di tutte le civiltà primordiali. In questo sistema tutto il potere politico, religioso ed economico è concentrato in un grande palazzo, dove risiedono il re, la casta sacerdotale, i nobili, i soldati e gli artigiani; i contadini sono invece sparpagliati nella campagna circostante ma dipendono dal palazzo per tutte le loro esigenze: innanzitutto la terra che coltivano non è di loro proprietà ma è del palazzo e ogni famiglia trattiene solo lo stretto necessario al suo sostentamento: tutte le eccedenze non impiegate al mantenimento degli abitanti del palazzo sono stoccate nei magazzini reali e ridistribuite solo in caso di carestia. Secondariamente è il palazzo a dirigere i lavori nei campi e a curare (tramite le corvè dei contadini) la manutenzione delle infrastrutture (strade e canali); gli artigiani del palazzo forniscono gli utensili per il lavoro; il re e le sue guardie amministrano la giustizia mentre i sacerdoti dirigono i culti e le cerimonie per la prosperità della terra. Quasi certamente, nella civiltà cretese, era il palazzo a gestire i commerci marittimi; i profitti erano probabilmente reinvestiti nell’ampliamento delle rotte o nell’edificazione dei palazzi, che erano troppo lussuosi per una semplice società contadina, quale era appunto la società cretese se si esclude la sua dedizione al commercio marittimo. 
Quanto alla religione cretese, essa appare tipicamente neolitica per la presenza di divinità antropomorfe e per i suoi tratti feticisti: cioè la tendenza a vedere il divino nei fenomeni naturali apparentemente magici (come fulmini, pietre magnetiche) o nei luoghi più evocativi (antiche grotte abitate da uomini preistorici, alberi maestosi..). Molte di queste figure della religiosità cretese sarebbero poi state raccolte secoli più tardi dai greci, come il monte Ida, che i greci avrebbero poi identificato come il luogo d’infanzia di Zeus o la figura della Dea Madre che dispensa amore e fertilità, caratteri che sarebbero riaffiorati in Afrodite. 

Tratto da STORIA DELLA GRECIA ANTICA di Lorenzo Possamai
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