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La fine dei regni micenei-achei

L’arrivo dei popoli del mare, la fine dei regni micenei-achei

Non molto tempo dopo la trionfale conquista di Troia, la civiltà micenea (o achea) cessò di esistere in un tempo molto rapido. Attorno al 1200 le principali città-fortezze furono date alle fiamme e distrutte. Le tavolette di Lineare B ritrovate a Pilo (pervenute proprio perché cotte dagli incendi) descrivono affannosi preparativi militari di difesa: guarnigioni poste in stato d’allarme e pattuglie inviate a vigilare la costa in vista di un pericolo imminente, sulla cui natura, però, non è dato alcun cenno. Non esiste pertanto una spiegazione del tutto sicura sulla fine repentina della civiltà micenea, tuttavia gli storici sono abbastanza concordi nel supporre che si sia trattato di un invasione da parte dei cosiddetti “Popoli del Mare”, una popolazione barbara che intorno al XII secolo travolse l’intero Medio Oriente e che nelle fonti egizie è chiamata popoli del mare (anche se in realtà provenivano da qualche luogo al confine fra Europa ed Asia centrale e si muovevano quasi esclusivamente via terra).
Comunque queste popolazioni (delle quali si sa pochissimo) sconvolsero per più di un secolo la vita del Vicino Oriente. Il grande Impero hittita fu del tutto travolto, mentre l’Impero egizio (il più vasto e potente dell’epoca) riuscì a bloccare gli invasori solo al prezzo di arroccarsi per quasi due secoli entro i suoi confini naturali, rinunciando ad ogni velleità espansiva. È perciò molto probabile che essi, prima di giungere nel Vicino Oriente, abbiano attraversato il mondo greco, ponendo fine alla civiltà micenea. Sebbene sommamente arretrate rispetto al mondo civilizzato, queste popolazioni avevano infatti un vantaggio decisivo: a differenza degli achei che conoscevano il ferro ma non sapevano utilizzarlo, essi lo lavoravano con abilità. Per quanto più evoluti gli eserciti achei e hittiti non poterono nulla contro gli invasoti: le loro clave e le armi in bronzo semplicemente si frantumavano quando venivano colpite da un fendente in ferro. 
La geopolitica di tutto il mondo antico risultò sconvolta dall’invasione dei popoli del mare. Nel Vicino Oriente la caduta degli Hittiti e l’impossibilità degli Egiziani a continuare una politica estera imperiale, determinò un vuoto di potere nell’area siro-palestinese (prima contesa fra egizi e hittiti). E come un germoglio nel sottobosco che grazie alla caduta di alcuni alberi più grandi riesca a ricevere i raggi del sole, così in Palestina gli Ebrei poterono erigere il loro primo stato indipendente e, poco più a Nord, alcune città costiere (favorite dall’apertura del Mediterraneo orientale dovuta proprio al collasso del mondo greco) poterono ereditare il monopolio commerciale miceneo e diventare una talassocrazia senza eguali: quella fenicia. In Mesopotamia invece un altro germoglio si preparava a raccogliere l’eredità dei grandi imperi abbattuti dai popoli del mare: erano gli Assiri, che di li a poco avrebbero costruito il più grande impero della storia fino a quello persiano.

Tratto da STORIA DELLA GRECIA ANTICA di Lorenzo Possamai
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