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La religione nell'antica Grecia

La religione nell'antica Grecia

“Gli dèi e gli uomini nascono dalla medesima stirpe, ma una grande distanza li divide: perché noi siamo nulla, mentre a loro il cielo di bronzo offre una dimora sicura ed eterna”. Sono parole del poeta Pindaro ed esprimo chiarissimamente la caratteristica fondamentale della religione greca: gli déi nascono dalla stessa materia informe, chiamata caos, da cui nascono anche gli uomini, e al pari degli uomini, non sono il motore dell’universo ma solo una delle sue creazioni. Come gli uomini sono soggetti alle passioni, hanno pregi e difetti: tradiscono, vanno in collera, invidiano, amano, soffrono; la grande distanza di cui parla Pindaro è costituita dalla morte, a cui essi sono immuni. Questa “umanità” delle divinità è un tratto molto importante della religione greca. Tanto più che gli dei non sono nemmeno i difensori della giustizia o i consolatori delle disgrazie umane, ma piuttosto i difensori di un certo ordine o -come sembra di più leggendo le opere omeriche- meri ‘uomini immortali’ che giocano con il destino dei mortali, a volte aiutandoli altre volte ostacolandoli.
Altro aspetto che balza agli occhi è la complessità e la fluidità del pantheon divino. Oltre agli dèi principali c’erano divinità minori e locali; inoltre oggetto di culto poteva essere praticamente qualunque cosa, dagli antenati ad elementi della natura (ruscelli, alberi), od oggetti inanimati, come una statua. Un panteismo ed una ricchezza che derivano dalla sovrapposizione fra i culti della popolazione originaria della grecia, gli Achei e infine i Dori, a cui si aggiungono le divinità germogliate durante il Medioevo nei contesti locali. Ma c’è anche un'altra spiegazione: non essendoci una teologia scritta né una casta sacerdotale, la trasmissione della conoscenza era molto flessibile. Il fatto inoltre, che anche i miti, i poemi epici e gli inni religiosi fossero considerati fonti sacre, rendeva il sistema ancora più plastico. 

LA RELIGIONE COMUNE

Nel complesso di questo variegato sistema teologico è tuttavia possibile individuare diversi tratti comuni. In primo luogo esisteva una cerchia di divinità maggiori adorate in tutta la Grecia: Zeus, signore degli dei e “custode” della giustizia; Era, sua consorte e protettrice delle nascite; Apollo ispiratore dei musicisti, dei poeti e degli indovini; Hermes guardiano dei confini e protettore del commercio; Poseidone dio del mare; Artemide dea dei cacciatori, dei boschi e delle montagne; Dionisio dio dell’irrazionale e dell’oscuro; Estia protettrice del focolare; Atena dea della sapienza; Ares dio della guerra; e Ade dio dei morti. Il resto era quel corpo di miti, leggente e rituali che erano praticati e condivisi pressoché in tutto il mondo greco. Il mito sulla creazione del pantheon, quello del vaso di Pandora.. solo per citarne alcuni fra i più noti. Comune in tutta la Grecia era, poi, l’assenza di una classe sacerdotale: i templi, gli oracoli ed i riti, erano gestiti da famiglie aristocratiche, personalità scelte per la loro saggezza o magistrati civili a seconda dei casi. Si tratta di un fatto tanto importante quanto unico nel mondo antico, poiché permise alla religione di rimanere laica. Ne conseguiva che ogni città, oltre alle divinità comuni, venerava una sua divinità protettrice, alla quale dedicava templi e feste. Queste feste -proprio per l’assenza di una casta sacerdotale- erano organizzate, finanziate e presenziate dalle autorità civili della polis, e ad esse partecipava l’intero corpo di cittadini. Oltre che feste religiose erano quindi anche feste civili.

L’ORACOLO DI DELFI

A cavallo fra religione e cultura, l’oracolo di Delfi era presso i greci la massima fonte di saggezza: non si fondava una colonia o si prendeva qualsiasi altra decisione senza aver prima consultato l’oracolo. La sua fama era così notevole che anche sovrani stranieri, come ad esempio il re di Lidia, inviarono legazioni a chiederne il parere. 
L’oracolo era dedicato al dio Apollo e sorgeva nella città che era considerata dai greci il centro del mondo: tanto che esisteva un tempio che conteneva una pietra, probabilmente magnetica, che essi consideravano l’ombelico del mondo. Gli oracoli erano resi da una sacerdotessa che in stato di trance pronunciava i responsi comunicatele dal dio; quindi i sacerdoti del tempio li ridefinivano in versi, comunicandoli in questa forma a coloro che avevano richiesto il parere dell’oracolo. 

Oltre a premonizioni sul futuro l’oracolo definiva i riti di purificazione, attraverso i quali un singolo uomo od un’intera città che si erano resi responsabile di qualche crimine, potevano allontanare la ‘colpa’ e raggiungere la catarsi. Ben presto l’oracolo finì per assumere un importantissimo ruolo politico e diplomatico; la fiducia nelle sue capacità era tale che anche gli eventi più importanti (come stringere alleanze, entrare  in guerra, firmare la pace) erano preventivamente sottoposti al suo arbitrio. Esso fu sempre un punto di riferimento comune per tutti i greci. 

Tratto da STORIA DELLA GRECIA ANTICA di Lorenzo Possamai
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