Skip to content

La guerra fredda e il bipolarismo. La posizione della Turchia

La scelta occidentale e le trasformazioni interne: dopo la guerra diminuisce l’influenza di Francia e Gran Bretagna e si accende la guerra fredda. Gli Usa inaugurano la politica di contenimento verso l’Urss. La Turchia s’indirizza verso gli Usa, ma è una scelta obbligata per la sua collocazione strategica, tra Europa e Medio Oriente, tra Urss e Golfo Persico, tra Europa e i giacimenti di petrolio: la Turchia catalizza l’attenzione dei due blocchi. Nel frattempo l’economia è in crisi, perché le spese militari occupano metà del bilancio statale. Gli Usa attuano un piano di finanziamenti verso Grecia e Turchia, mentre Mosca denuncia la Convenzione di Montreux e propone una nuova convenzione sugli stretti, basata sull’apertura illimitata per le navi degli stati del Mar Nero. La Turchia rifiuta, supportata da Usa e Gran Bretagna. Attraverso gli aiuti stabiliti dalla dottrina Truman, la Turchia riceve i mezzi per resistere alla pressione sovietica, acquisendo inoltre i benefici del Piano Marshall. L’ingresso della Turchia nel patto Atlantico non era ancora visto di buon occhio dalle potenze europee, perciò la Turchia propone un’alleanza mediterranea. All’interno cresce l’insofferenza delle classi lavoratrici e delle minoranze. Nasce il Partito della ricostruzione nazionale, di Demirag, sostenitore di un modello sviluppista alla statunitense ma anche a una ripresa dei legami col mondo musulmano. In crisi è invece il partito repubblicano del popolo (Kemal) con l’espulsione di tre leader tra cui Menderes. Questi fondano un nuovo partito, il Partito Democratico, che sostiene la transizione verso il libero mercato. Alle elezioni del ’46 il partito Democratico non ottiene risultati, ma sono forti i sospetti di irregolarità. Il governo va a Peker, membro dell’ala intransigente del Partito Repubblicano, che deve però fronteggiare la nascita del Partito socialista e di quello comunista. Le opposizioni si coalizzano e riescono a far cadere il governo, retto poi dall’ex ministro degli esteri Saka e dal ’49 da Gunaltay. Nel frattempo all’interno del Partito democratico si attua una scissione che porta alla nascita del Partito Nazionale, favorevole ai valori laici e nazionali dello stato. Il governo, che vuole entrare nel FMI, decide di svalutare del 120% la lira turca. Nel ’50 viene introdotto il voto segreto, il conteggio pubblico dei voti e la par condicio. Le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale del ’50 si volgono con le nuove regole e vince il partito Democratico. Bayar viene eletto Presidente della Repubblica e Menderes capo del governo, causando profonde trasformazioni nella classe dirigente turca.
La politica estera e la crisi di Cipro: Menderes ritiene che un successo in politica estera quale l’ingresso nella NATO possa favorire anche la situazione interna, perciò avvia numerose trattative. Gli Usa premono sempre più sugli stati europei, consapevoli dell’importanza della fedeltà turca. Nel ’51 il Consiglio atlantico invita Grecia e Turchia ad aderire al Patto atlantico. Conseguenze dell’ingresso nella NATO furono un peggioramento dei rapporti con i paesi arabi, a causa anche del riconoscimento turco di Israele, e l’ostilità dei paesi del blocco sovietico. Nel ’53 Grecia, Turchia e Jugoslavia firmano un trattato di amicizia e collaborazione, e nel ’54 a Bled viene siglato un accordo di reciproca assistenza in caso di attacco. Questi accordi hanno però vita breve a causa de riavvicinamento tra Urss e Jugoslavia dopo la morte di Stalin. I rapporti con Atene invece ritornano a peggiorare a causa della questione di Cipro. Nel frattempo Ankara conclude una serie di Trattati col Pakistan e con l’Iraq, anche se varie clausole ribadivano il riconoscimento turco di Israele. A questo patto aderiscono anche Francia, Gran Bretagna e Iran, ma non l’Egitto. Gli Stati Uniti non partecipano direttamente. Tuttavia dopo la crisi di Suez gli Usa si assumono l’impegno di difendere i paesi arabi dalla minaccia comunista, riconoscendo il ruolo fondamentale di Turchia, Iraq e Pakistan. Nel ’59 Usa e Turchia firmano un trattato in cui gli usa s’impegnano ad intervenire in caso di attacco esterno alla Turchia. Il Paese viene scelto, con l’Italia, come base missilistica della NATO. Tuttavia la crisi cipriota continuava, vedendo al Gran Bretagna favorevole all’ipotesi dell’enosis greca. La Turchia persegue invece l’obiettivo della spartizione territoriale dell’isola, e sostiene i gruppi turco-ciprioti riuniti in gruppi clandestini di resistenza. Il 16 agosto del ’60 viene proclamata la nascita della Repubblica indipendente di Cipro, caratterizzata dal predominio greco-cipriota ma con ampie garanzie per la minoranza turca e la sovranità inglese sulle basi militari. Presidente è l’arcivescovo Makarios. Tuttavia l’ostilità continua e nel ’63 si avvia una crisi che porta alla guerra civile tra le due comunità dell’isola: è necessario l’intervento dei caschi blu. La posizione degli Usa è vista male dai turchi, che cercano di migliorare i rapporti con l’Urss e gli stati Arabi. Tuttavia le guerre arabo-israeliane riconducono la Turchia verso l’Occidente. Nel ’69 Usa e Turchia siglano un accordo ombrello che racchiude tutti i precedenti accordi bilaterali tra i due paesi. Negli anni ’70 il conflitto a Cipro continua. I greco-ciprioti e la loro organizzazione militare segreta sostengono ancora l’ipotesi dell’unificazione con la Grecia (enosis), fino ad arrivare a un vero colpo di Stato nel ’74, che porta Makarios alla fuga. Questa volta la Turchia reagisce inviando truppe e occupando la parte settentrionale dell’isola. Nel ’76 Ankara proclama il nuovo Stato Turco federato di Cipro, che però non ottiene il riconoscimento internazionale. Il contenzioso con la Grecia riguarda ance le acque territoriali, ricche di giacimenti petroliferi.
Il ruolo dei militari nella vita politica:

Tratto da STORIA DELLA TURCHIA CONTEMPORANEA di Giulia Dakli
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.