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Menderes e il Partito Democratico turco

La vittoria del Partito Democratico nel ’50 segna l’avvio di una politica economica volta alla liberalizzazione. Menderes aumenta i fondi all’agricoltura determinando l’aumento del debito estero e l’inflazione. Inizia presto però una politica di “boicottaggio” delle opposizioni: vengono confiscati i beni del Partito Repubblicano, sciolto il Partito Nazionale. Tuttavia non riescono a impedire la nascita del Partito nazionale repubblicano, messo al bando e poi subito ricostituito. Le elezioni del ’54 si svolgono in un clima molto teso, denso di controlli. Il Partito Democratico rivince e aumenta la repressione delle opposizioni, in un periodo di forte crisi economica. Anziché intervenire con misure economiche il governo agisce politicamente, applicando una forte censura. Il disagio nelle campagne provoca una diaspora verso le città, impreparate. I sindacati sono ancora strutture molto deboli, senza diritto allo sciopero e all’attività politica. Il FMI invia direttive alla Turchia per evitare il collasso economico. Nelle elezioni locali del ’55 i partiti di opposizioni non candidano loro membri per protesta. All’interno del Partito democratico una frangia si scinde e fonda il Partito della Libertà. Per impedire alle opposizioni di unirsi Menderes vara una serie di leggi oppressive. Alle elezioni del ’57 ci sono molti disordini e irregolarità, che consentono ancora una volta a Menderes di tenere il potere. Intanto la terribile instabilità del sistema pluripartitico preoccupa le forze armate, legate agli ideali kemalisti. Nel ’54 viene costituita un’organizzazione segreta guidata da Kabibay e Seyhan, due capitani, e nel ’59 il comandante delle forze di terra Gursel va a capo del movimento, molto cresciuto nel frattempo. Nel ’60 l’Assemblea nazionale crea una commissione col compito di esaminare eventuali violazioni della legge da parte delle opposizioni, l’economia peggiora e aumenta il malcontento, soprattutto nelle Università. Queste vengono chiuse dal governo, ma Gursel protesta.

Tratto da STORIA DELLA TURCHIA CONTEMPORANEA di Giulia Dakli
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