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Gli scritti minori del Filarete



Al trattato principale si accompagnano alcuni altri libri. Abbiamo innanzitutto un trattato dell'arte del disegno (contenuto nei libri XXII – XXIV) che tratta delle leggi fondamentali dell'ottica e della prospettiva e della dottrina dei colori, per lo più in riferimento ad Alberti ma in parte dedicato anche alla tecnica stricto sensu. Parla della pittura ad olio ma conosce solo per sentito dire il procedimento fiammingo, allora tappa quasi obbligatoria di ogni trattatista e seguace delle arti figurative. Giudica il mosaico una tecnica invecchiata che ha avuto modo di conoscere a Roma e a Venezia. L'ultimo libro, il XXV, ha un'organicità puramente esteriore e tratta degli edifici e delle raccolte medicee, contenendo anche qualche notizia storica importante.
Preso nei particolari, il trattato del Filarete è una fonte molto utile, e lo stesso Vasari si serve, anche se un po' frettolosamente, dei copiosi elenchi di artisti presenti, tutti presenti nella fittizia fase di progettazione e costruzione di Sforzinda. Delle raccolte del suo tempo dà molte notizie sulle raccolte di gemme, non solo italiane, ed è il primo autore a citare uno strumento che doveva essere già molto noto ai laboratori degli artisti: il modello di legno per i pittori, l'antico giocattolo, di cui conosce già il rivestimento con panneggi imbevuti di gomma, procedimento che si rintraccia già presso artisti del Quatrocento e, in conseguenza, presso i tedesci della scuola del Vischer.
L'opera si rivela una fonte importante anche per l'iconografia dell'arte antica e contemporanea della sua patria, in special modo per quanto riguarda i geroglifici, tenuti da lui in grande considerazione. Quello che ci racconta dei perduti affreschi mitologici del Foppa nel Banco Mediceo a Milano, alla cui programmazione pare che abbia avuto parte egli stesso, è importantissimo. Il suo entusiasmo per l'antichità è di natura romantica, proprio come quello delle successive generazioni di pittori, la sua curiosa protesta contro il costume antico del Gattamelata di Donatello scaturisce dallo stesso sentimento che gli fa rimproverare anche il costume moderno dei santi di Masolino. L'analogo concetto rinascimentale di decorum gli fa muovere una originale obiezione contro gli apostoli di Donatello che figurano nella porta bronzea di San Lorenzo.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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