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Il secondo e il terzo Commentario del Ghiberti

Il secondo e il terzo Commentario del Ghiberti



Il secondo Commentario continua la trattazione storica. Al periodo della media età seguono le biografie di artisti (le più antiche che ci siano note, ad eccezione di quelle dei trovatori provenzali), su base stilistica e non su base aneddotica. Vere e proprie biografie condotte attraverso le opere.
Ghiberti è il nostro principale testimone per il Trecento, e riferisce ciò che egli stesso ha visto senza alcun proposito letterario. Partendo da Giotto parla dei maggiori artisti trecenteschi e quattrocenteschi, in maggior numero fiorentini e toscani naturalmente, ma cita anche artisti romani e napoletani e lo scultore tedesco Gusmin, suo contemporaneo. Segue la prima autobiografia artistica della storia, basata non su racconti di fatti esteriori, ma sulla vita interiore delle proprie opere, ripercorrendo criticamente il suo operato artistico; alla fine del libro annuncia la realizzazione di un trattato sull'architettura.
Il terzo ed ultimo Commentario, il più esteso, contiene il tentativo di determinare le basi teoretiche dell'arte. A Ghiberti sta a cuore soprattutto l'ottica, ed è commovente vedere come si avventuri nel mare della speculazione scientifica. Sono nozioni scolastiche antiche o medievali, tratte di solito dal manuale arabo del X secolo di Alhazen, l'Ottica, che cita spesso accanto a Tolomeo e Vitello. Ghiberti mostra grande valore coi suoi frequenti tentativi di paragonare criticamente le opinioni di diversi autori, precorrendo l'infinita schiera di coloro che tenteranno, dopo di lui, di dare una base scientificamente fondata all'arte figurativa. Un valore che si palesa soprattutto nelle sue importantissime notizie sulle antichità di Firenze, Siena e Roma, che inserisce nella sua trattazione com calma e libertà intellettuale; la prima volta che un artista parla con un senso artistico di queste sacre reliquie nazionali.
La conclusione del libro è incompleta, ed è costituita dal tentativo di creare una teoria delle proporzioni. Ghiberti mostra anche qui di avere un pensiero originale e indipendente, criticando la teoria di Vitruvio, punto di partenza permanente di queste ricerche, e mettendo accanto al canone vitruviano un altro canone, che nel Rinascimento va sotto il nome di varroniano. Con Ghiberti appare per la prima volta il metodo di costruire la figura umana su un reticolato.
La grande importanza storico – artistica di Ghiberti sta nella sua quasi assoluta sicurezza, nella sua sensibilità artistica e nella sua onestà. Il suo valore storico generale va molto al di là di quello della fonte, poiché per primo ha tracciato i contorni di quella vera storia degli artisti che il Vasari e i successori hanno invece travisato.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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