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L'anonimo della Magliabechiana


Chiamato così perchè situato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, conosciuta anche come Magliabechiana (dall'erudito Antonio Magliabechi). Non sappiamo nulla dei suoi dati biografici, e dal suo scritto risulta solo che lavorò tra il 1537 e il 1542. L'autore era ben noto fra gli artisti, e oltre il Vasari nomina anche il Pontormo e il Bandinelli come consiglieri. Di Leonardo non si parlava più molto a Firenze, è così ipotizzabile che le informazioni le deve al suo scolaro G.F. Rustici. Certamente fu tanto poco artista quanto l'autore del Billi. La pia sentenza con cui comincia ciascun capitolo può far quasi pensare ad un ecclesiastico. È stato uun parallelo del Vasari e da lui ha ricevuto del materiale. Ma il Vasari non si è servito di lui; piuttosto tutti e due si sono serviti di fonti comuni, indipendentemente dal Ghiberti e dal Billi. La tecnica dell'Anonimo ha molta affinità con la sua: sincretistica, prammatistica, anche la terminologia merita attenzione. È lontano dalla rozza minuta di Antonio Billi: ha ambizioni letterarie e cerca di dare una forma organica al suo materiale. Non riuscì a completare l'opera, per sopraggiunta morte o più probabilmente per l'uscita, nel 1550, delle Vite del Vasari. Come il libro del Billi è certamente un'opera scritta a tavolino, ma l'anonimo dimostra di conoscere bene i pittori. In molti punti vuole rettificare le dichiarazioni delle sue fonti con apprezzamenti personali, mettendo ancora più in evidenza il carattere di zibaldone dello scritto; in particolare da considerare le lunghe note marginali sulla vita di Buffalmacco, al secolo Buonamico di Martino, pittore di scuola toscana della prima metà del '300. La tendenza letteraria è confermata dall'ideale manifesto di dare un disegno generale dell'opera ben pensato, che abbracciasse, come prima di lui solo Ghiberti, lo svolgimento generale dell'arte dagli antichi in poi. A differenza del Ghiberti, l'anonimo per l'arte antica si avvalse dell'opera fresca di stampa di Landino, la traduzione della Naturalis Historia di Plinio. La particolarità dell'anonimo è quella di tentare di dividere e di raggruppare in periodi l'antica sotria dell'arte avvalendosi solo di mezzi letterari, senza cioè una adeguata conoscenza dei monumenti, fatta qualche rara eccezione come la citazione dello strano “Letto di Policleto”, che una volta era in possesso del Ghiberti. La seconda parte dello scritto comprende gli artisti fiorentini del Trecento del primo Quattrocento. L'anonimo, qui, rielabora le affermazioni dell'apologia di Cristoforo Landino e del Ghiberti, con strane deformazioni, ripetizioni ed altri sbagli. Le parti successive parlano degli artisti senesi, andando al di là di quello che il Ghiberti citava, e degli scultori, dai Pisani fino al Verrocchio. Segue una parte molto lacunosa ma che lascia molte informazioni preziose sui contemporanei, come Andrea del Sarto, Leonardo e Michelangelo.
Le fonti di cui si serve l'anonimo della Magliabechiana non terminano qui. Egli, come ha dimostrato il Kallab, attinge assieme al Vasari e al Gelli da una medesima fonte, denominata Fonte K, che doveva avere forma e contenuto simile a quella del Billi ma più estesa.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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