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L'approccio alle lettere negli anni '80


Vogliamo qui riflettere su quello che è accaduto in questi ultimi vent’anni alla didattica e alla teoria della letteratura e al rapporto tra didattica, teoria e critica letteraria. Agli inizi degli anni ’80 c’era stato l’ultimo guizzo di vitalità della riflessione sui metodi e sulle teorie letterarie, iniziata in Italia negli anni ’60 con l’allontanamento dalle teorie paleostoricistiche che dominavano allora nell’istituzione scolastica. Negli anni ’80 ci si liberava dai residui di quel moralismo socio politico che impediva agli studiosi di approcciarsi anche in maniera ludica al mondo delle lettere.Anche con gli studenti c’era una relativa consonanza comunicativa, che pur non escludendo scissioni e separazioni, dava spesso ottimi frutti. Ora ciò che viene meno è proprio quel terreno comunicativo condiviso e quella pur conflittuale consonanza comunicativa.Se vent’anni fa Franco Brioschi parlava della scuola come l’ultimo approdo di resistenza della letteratura, oggi Mario Vargas Llosa, riferendo sulle varie ristrutturazioni dei cicli scolastici e degli stessi programmi, mette in risalto come il valore didattico della letteratura venga progressivamente emarginato, uno dei più importanti veicoli di coesione di una comunità interpretativa.Se oggi si parla tanto di alterità culturale degli studenti, è doveroso comunque identificare questa alterità. Non alterità risalente a modelli culturali dignitosi ma diversi, ma al modello massificatorio e pubblicitario che domina tutta la nostra cultura. Il carattere altro degli studenti non risale a nessun fondo culturale profondo, negato o repressi, ma dal livello distorto, banalizzato della cultura occidentale, nelle sue forme di estrema mercificazione.Il dialogo con il mondo degli studenti è necessario e inevitabile ma deve partire dalla consapevolezza della differenza dei livelli. Le generazioni adulte non devono rinunciare alla preminenza dei modelli che vengono dal passato e da ciò che proviene dall’immediato presente, e devono presentare tali modelli non in maniera autoritaria, sebbene autorevole. L’autorevolezza è fondamentale perché il rapporto tra generazioni non può che basarsi su una congenita e necessaria asimmetria.In nome dell’autorevolezza gli adulti devono distogliere i giovani dalla società del consumo, del mercato e della pubblicità, che domina e pervade ogni nervo della nostra realtà, specialmente in Italia dove l’ex Presidente del Consiglio domina l’intero orizzonte della comunicazione con un organismo chiamato Publitalia.


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