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Da ragione a spirito in Hegel



La ragione allora in un primo momento si concepisce come individuale e tende a soddisfare egoisticamente i propri desideri; ma con un ulteriore processo di auto-liberazione scorge nell’universale l’elemento più forte dell’eticità. È così che la ragione diventa spirito. Lo spirito diventa a questo punto non più una manifestazione dell’autoliberazione della coscienza, ma manifestazione di un mondo, ossia concretizzazione in momenti oggettivi della storia. La sua prima concretizzazione è nel mondo greco nel quale l’unità del soggetto è in stretta relazione con sua la natura. Ma abbandonato il mondo della natura si entra nel mondo della cultura dove si assegna valore solo a ciò che è “riflesso” (ossia frutto di riflessione). La filosofia della riflessione (che Hegel aveva condannato per la sua incapacità a cogliere il tutto) mantiene il suo aspetto negativo ma allo stesso tempo assume un valore positivo perché decreta l’uscita da un mondo istintuale. L’apice di tale filosofia è stato raggiunto dall’Illuminismo che ha avuto il difetto di presumere che l’intelletto avesse potere assoluto e ciò che a lui era negato doveva essere scartato. Una filosofia distruttiva allora che non propone un ulteriore sviluppo nella comprensione della totalità poiché elimina tutta quella tradizione di fede che appartiene all’uomo e alla natura stessa.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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