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Io e ego trascendentale in Husserl



L’io e il mondo della vita: Husserl era consapevole di essere molto vicino a Cartesio nel suo programma di rifondazione della conoscenza. Egli per questo motivo scrive meditazioni cartesiane: qui egli chiarisce le sue posizioni alla luce di quelle cartesiane e parte dal concetto di evidenza. Ciò che egli non accetta di Cartesio è il fatto che egli abbia riconosciuto l’evidenza nel pensiero. L’evidenza, (che emerge attraverso la negazione di tutto, compreso il mondo circostante) non è da intendersi come una sostanza pensante ma va identificata con l’io o ego trascendentale, che è inseparabile dalle sue conoscenze vissute. Non ha senso dice Husserl voler cogliere l’universo dell’essere vero come qualcosa che stia al di fuori dell’universo della coscienza possibile. Il mondo e le cose acquistano senso solo attraverso l’io, sicché si può affermare che la soggettività trascendentale è “l’universo delle possibilità di senso”. Avendo il suo fondamento nell’evidenza dell’io trascendentale, la fenomenologia può essere definita come idealismo trascendentale. A differenza dell’idealismo tradizionale però, questo non nega l’esistenza del mondo, ma ha il suo unico scopo nel chiarimento del senso i questo mondo (senza pretendere di volerlo cambiare). Certo il rischio è quello di cadere in una forma di solipsismo, dando all’io un’importanza tale.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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