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Morale e religione in Bergson



Nell’opera Le due fonti della morale e della religione Bergson si difende da quelle accuse di monismo panteistico. Qualcuno sosteneva che Bergson avesse sviluppato una sorta di religione in cui Dio, o meglio questa forza vitale di cui parla, fosse in tutte le cose. Bergson per difendersi inizia col distinguere due tipi di morale da cui derivano due tipi di società:
le società chiuse sono caratterizzate da una certa “obbligazione morale” che non è una norma della ragione e fa capo all’abitudine; gli uomini si comportano in un certo modo solo perché lo sviluppo naturale li ha portati alle concezioni che hanno della vita e della morale.
Le società aperte dove alla base sta la libertà. La morale aperta non è ristretta ad un singolo gruppo ma si rivolge a tutti in un appello a continuare in piena libertà lo slancio creatore.
A questa contrapposizione corrisponde la contrapposizione tra
religioni statiche => le quali hanno tutte un’unica origine naturale. Queste religioni si presentano come una soluzione a quelle problematiche che l’evoluzione storica e biologica non ha saputo colmare come il desiderio di eternità o la lotta all’egoismo
religioni dinamiche => che coincide per Bergson con il misticismo. Solo i mistici possono conoscere intuitivamente la profonda natura di Dio che è “amore e oggetto di amore”. Ma l’amore di Dio richiede la creazione di esseri che possano usufruire dell’amore e amare a loro volta; essere quindi creati e creatori. La creazione diventa un’aggiunta di essere degni di amore.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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