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Principio di falsificazione in Popper



Il principio di verificazione non fornisce secondo Popper un criterio di demarcazione tra ciò che può essere considerato conoscenza autentica (che la scienza deve fornire attraverso il riscontro empirico) e metafisica (che si basa su principi a priori non verificabili sperimentalmente). Il principio di verificazione è quindi in una parola limitativo, non definitivo. Perciò Popper sviluppa un principio opposto a quello di verificazione, il principio della falsificazione o ipotesi di falsificabilità: uno scienziato deve a tutti i costi cercare di smentire una data teoria di modo da verificare se essa regga oppure no: solo in questo modo la scienza progredisce. È solo in questo modo che si raggiunge quel criterio di demarcazione che stabilisce in maniera netta ciò che è scienza e ciò che non lo è. Le asserzioni universali non possono derivare da asserzioni singolari (come vuole l’induzione) ma possono essere controllate da queste. Ma anche le asserzioni elementari (base) devono essere controllate intersoggettivamente, poiché non hanno uno stato privilegiato di certezza attribuito loro dai neopositivisti. È a partire dalla presunta certezza dei presupposti di una teoria (presunta perché si credono necessari ma sono in realtà anch’essi frutto di teorie) che è facile trovare elementi che la verifichino e la confermino. Ad ogni modo Popper non vuole dire che prima che ogni presupposto venga accettato debba “necessariamente” esse controllato, ma che ci sia la “possibilità” di farlo.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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