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Riduzione eidetica e coscienza in Husserl



È attraverso una riduzione eidetica che si può giungere alle cose considerandole come intuizioni della coscienza nei suoi atti intenzionali. Ma questi atti intenzionali della coscienza che portano alla conoscenza delle essenza possono a loro volta essere oggetto di riflessione, così che ogni Erlebnis può essere colto e analizzato. Attraverso questa possibilità anche ammettendo che il mondo non esiste, so che la mia coscienza guarda ad esso come esistente: è attraverso questa percezione immanente che posso dubitare di tutto ma non del fatto che io pensi al mondo. Se quindi le cose del mondo possono essere o non essere, la coscienza deve essere, ed è il risultato ultimo della riduzione eidetica. Essa viene chiamata residuo fenomenologico. Ma anche la coscienza può subire un’ulteriore riduzione perché si giunga ad una coscienza pura o trascendentale che supera la coscienza empirica dei singoli individui. Essa trascende il mondo, ma allo stesso tempo il mondo dipende da essa poiché la coscienza è intenzionalità, ossia sempre coscienza di qualcosa. È la coscienza pura la garante di una conoscenza oggettiva.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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