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Problema della riforma della Chiesa




Nei primi anni del 500 la Chiesa cattolica è preda di un’immoralità dilagante e ha certamente bisogno di una riforma radicale. Ora questa spinta non proveniva solamente dai centri di maggior spiritualità cattolica, ma anche dall’Umanesimo evangelico che polemizzava contro le sottili dispute in cui era caduta la scolastica, perdendo così il riferimento fondamentale alle fonti patristiche e della Sacra Scrittura. A questo si aggiunse anche la spinta ad una riforma non solo e non tanto, morale, quanto soprattutto dottrinale, portata avanti dai movimenti luterani. Lutero infatti aveva posto particolare attenzione alla dottrina della giustificazione che S. Paolo soprattutto esprime nelle sue lettere. Questo portava con sé tante altre conseguenze dottrinali: il concetto di peccato originale l’intera antropologia cristiana che da esso deriva. Ma soprattutto il tema della predestinazione: è Dio che salva, per un atto libero e incondizionato, o è l’uomo attraverso le sue buone opere che “acquista” la salvezza? È la fede nel Cristo che garantisce un posto nei cieli o è la sequela attraverso l’operosità pratica che dona la salvezza? E quindi la libertà umana come si concilia con l’azione salvifica di Dio. Ma ancora di più il tema della libertà divina porta con sé le sue conseguenze più grosse: se è di Dio la volontà che si compie in terra (per non rischiare di sminuire la sua onnipotenza) è anche per sua volontà che l’uomo si salva o meno?

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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