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Italo Svevo – L'amante

Italo Svevo – L'amante


Carla, la giovane amante di Zeno, è una sorta di replica molto raffinata e ingentilita dell'Angiolina che nel precedente e già grande romanzo dello scrittore, Senilità, porta a conclusione il potenziale decadimento del protagonista. La diversità è già nell'aspetto fisico, che in Angiolina tende al vistoso, in Carla all'aggraziato; e poi nel modo di esprimersi, che in Carla è civile e delizioso e in Angiolina sciatti e perfino volgare; unico punto i comune, il parlare un po' affettato.
Il brano scelto ci appare perfettamente normale e moderno: niente dialettalismi del tipo del frequente nettare; rare voci letterarie come dessa; niente toscanismi del genere di la dimane; nessuna difficoltà grammaticale come altrove avviene nell'uso delle preposizioni, per influsso dialettale o francese o tedesco, con relativi ipercorrettismi; niente forme iperurbane come il tipico passato remoto in luogo del prossimo. La quartina dialettale è chiaramente una rinfrescante citazione fuori testo. Stando a casa nostra, insomma, Svevo nel Novecento è l'anti-Gadda.
Si veda la sintassi. Prevalgono i periodi brevi, di circa due righe, con una sola subordinata; la coordinazione è usata anche quando sarebbe stata forse più ovvia la subordinazione: caso limite il doppio addossamento asindetico di 26 – 27: Carla diceva la sua canzonetta, la raccontava, non la gridava. Sono dunque pagine pulite, con una distinzione sempre chiara fra il fondamentale e l'accessorio. E si ricordi che la Coscienza si presenta come il diario che il Dottor S. ha indotto Zeno a scrivere per poi pubblicarlo per vendetta; forse è anche questa finzione che ha permesso a Svevo di semplificare al massimo il linguaggio romanzesco.
Queste pagine sono indubbiamente le più riposate e quasi idilliche della storia di Zeno con Carla. La canzoncina, come l'altra a seguire, ha ben altro che il ruolo di una citazione popolaresca, anzi una precisa funzione narrativa. Non per nulla, perciò, è qui che cade l'unica, vera, descrizione fisica protratta di Carla, della quale in precedenza erano stati rilevati sparsamente gli occhi bruni o la grossa treccia o le labbra carnose: perché è ora che Zeno la vede come Per la prima volta e la descrizione è improntata soprattutto a note che dicono giovinezza fragile, incantata e ancora ingenua: faccina ovale, zigomi tenui, vene forse troppo deboli per potere apparire.
Ma in realtà anche questa sosta è attraversata da motivi che caratterizzano tutta la vicenda di Zeno, all'insegna del paradosso, della contraddizione, del rovesciamento, dell'intreccio fra verità e menzogna. Il desiderio di intensificare la propria vita si riallaccia chiaramente al preambolo dell'avventura. E alla fine come all'inizio del nostro brano Svevo insinua il vero Leitmotiv dell'avventura, cioè il tradimento che accresce l'amore e il desiderio per la moglie, espresso con varietà d'accenti più e più volte e di cui fa parte la pulsione a parlare di lei alla giovane amante e reciprocamente del tradimento alla moglie.
Quando Svevo ha intitolato il capitolo La moglie e l'amante certamente non ha inteso solo allineare le due protagoniste, ma indicare la loro reciproca implicazione. Del resto per Zeno una cosa è sempre quella e qualcos'altro.
La storia della relazione con Carla è dunque attraversata da tanti motivi-chiave dell'opera. Ad esempio quello della immaginaria malattia, pretesto per uscire dalla routine; il motivo dei buoni propositi; la reversibilità di verità o sincerità e di menzogna o simulaizone.
Ma è nel tratto conclusivo della storia che i fili dei paradossi si aggrovigliano in modo più fitto. Più volte Zeno ha desiderato lasciare la ragazza, magari attraverso la possibilità che per lei si apra una carriera musicale; però sara lei a lasciare lui. Perché? Carla non se la sente di ferire una creatura tanto bella come Ada, che lei crede essere la moglie di Zeno e lo molla giusto quando Zeno si è reinvaghito di Carla. Dunque quello che poteva un successo si è trasformato in sconfitta. Dopo l'ultimo tentativo di riallacciare la relazione, Zeno incontra una prostituta imbellettata che gli fa cenno e corre senza esitazione a lei, con quasi voluta discesa non solo dal livello della moglie ma da quello di Carla. Zeno è un antieroe a cui tutto va bene per il gioco dei casi della vita a cui quasi si espone, e al di là della sua debole e incerta volontà.

Tratto da STORIA DELLA LINGUA ITALIANA di Gherardo Fabretti
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