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Erik Satie e il gruppo dei Sei


Erik Satie nasce a Honfleur, nella regione del Calvados, nel 1866, e muore a Parigi nel 1925. Scelse volontariamente una solitaria povertà, come conseguenza del suo coerente disprezzo per la corruzione e il compromesso. Fu amico stretto di Debussy prima e di Ravel dopo. Solitamente si è soliti distinguere nella produzione di Satie una prima fase, caratterizzata da scoperte armoniche che anticipano Debussy e da una staticità fuori dal tempo. Esempi di questa fase sono le Gymnopédies (1888) e le Gnossiennes (1890) per pianoforte. Dopo il 1895, i pezzi pianistici presentano singolari titoli e didascalie umoristico – paradossali che sottolineano l’atteggiamento dadaista ante litteram (il Dada nasce solo nel 1916) del compositore, la sua polemica e provocatoria rinuncia ad ogni dimensione espressiva.
Satie fu indicato da Jean Cocteau come il capo carismatico del Gruppo dei Sei, ma per il compositore l’esperienza dei Sei era durata fattivamente solo tre anni – dal 1917 al 1920 – e frutto di quel particolare humus culturale furono due opere provocatorie e brillanti: Parade e Socrate. La prima è un opera – manifesto considerata provocatoria per il suo improbabile realismo, per la rappresentazione di una realtà straniata da music – hall e da circo, congestionata di suoni, rumori e comparizioni di personaggi senza alcun ruolo o funzione.
La seconda è un dramma sinfonico (vale a dire accompagnato da consonanze sinfoniche secondo la teoria greca: quarte, quinte e ottave) autobiografico e introverso, in cui Satie contempla, con un atto di malinconico e stanco narcisismo, la figura di Socrate, specchiandosi in lui.

Tratto da STORIA DELLA MUSICA di Gherardo Fabretti
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