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Le teorie di Mosca sul sistema elettorale


Dobbiamo a questo punto chiederci cosa ritenere oggi delle teorie di Mosca. Il problema della lotta fra due minoranze organizzate non è di per sé motivo sufficiente, poiché il presupposto dell'identificazione nel regime rappresentativo dell'origine del male non è applicabile ad altre forme di criminalità organizzata quali la mafia russa o quella cinese; la democrazia, dunque, non è necessariamente un terreno fondamentale per la crescita e il radicamento di modelli di criminalità organizzata. Diventa problema fondativo, invece, se il discorso si focalizza sul problema della selezione e formazione di ceti dirigenti, dunque se spostiamo il confronto sul terreno controverso dei rapporti tra mafia e politica e su quello dell'azione pedagogica delle agenzie formative e della scuola come momento di un'azione politica.
L'evoluzione del modello mafioso.
Occorre anzitutto prendere atto di come per tanti aspetti il modello mafioso che Mosca aveva innanzi agli occhi si è completamente trasformato. Vediamo come.
Fra gli anni Sessanta e Settanta il fenomeno mafioso ha conosciuto una escalation di dimensioni gigantesche che ha ampiamente sorpassato quella mafia dei nonni di cui parlava il sociologo tedesco Henner Hess nel 1970. Sarà Pio la Torre, sindacalista e deputato, a parlare dell'impressionante salto di qualità della mafia, ormai mondiale. La mafia, tuttavia, pur avendo rapporti e poteri in una dimensione così dilatata, non rinunciava certamente ai rapporti col territorio, che rappresenta ancora un ambito di controllo essenziale per la penetrazione mafiosa all'interno della sfera pubblica, vale a dire sul versante dello Stato, visto sia come fonte di appalti sia come fronte da neutralizzare. Le riflessioni di Mosca sulle perversioni legate al sistema elettorale suonano allora come il sinistro incipit di quello che da lì a qualche decennio sarebbe accaduto. La mafia si evolve profondamente a partire dal secondo dopoguerra. Vediamo come.
Nel periodo del cosiddetto boom economico si registra in maniera massiccia l'ingresso della mafia nel mondo imprenditoriale, vale a dire l'ingresso della mafia nel mondo del denaro pubblico, degli appalti e dei finanziamenti. Nasce l'impresa mafia, espressione di una borghesia di Stato, cioè di gruppi che legano la propria ascesa sociale alla costituzione della Sicilia come regione a statuto speciale (1946) e alla fondazione della Cassa per il Mezzogiorno (1950) e che si legano a doppio filo con le cosche, in un rapporto di mutua convenienza.  Ancora però le cosche si limitano a forme di egemonia locale legate alla gestione di attività di impresa edilizia, il controllo dei mercati alimentari e le assunzioni del personale negli Enti locali.


Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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