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ASCESA E CADUTA DELLA DISTENSIONE


La massiccia campagna di riarmo intrapresa dall’Unione Sovietica mira al raggiungimento della parità strategica con gli Stati Uniti: alla fine degli anni ’60 l’arsenale sovietico di ICBM conta 1050 unità contro le 1054 statunitensi. Nel 1967 il Segretario alla Difesa statunitense McNamara giunge a considerare l’emergente condizione di parità nucleare tra le due superpotenze come un elemento positivo per la stabilità mondiale: USA e URSS hanno raggiunto la condizione di “mutua distruzione garantita” (Mutual Assured Destruction, MAD)= la capacità di distruggere più di un quarto della popolazione nemica e oltre la metà delle sue industrie in caso di rappresaglia contro un’offensiva iniziale ;  questa reciproca vulnerabilità paradossalmente garantisce ad entrambe le parti quella sicurezza minima necessaria al raggiungimento di un progresso nei negoziati per il controllo degli armamenti. Tuttavia alcuni avvenimenti impediscono tali discussioni durante il mandato di Johnson, in primis l’intervento americano in Vietnam: la decisione del Presidente di sospendere i bombardamenti nella primavera 1968 sblocca la situazione ;  il 19 agosto 1968 il governo sovietico invita quello statunitense a un summit a Mosca, ma quando i carri armati entrano in Cecoslovacchia, Johnson declina l’invito in segno di protesta simbolica (anche se la tacita accettazione di Washington dell’ingerenza sovietica a Praga, viene molto apprezzata a Mosca e mantiene viva la speranza di discussioni sul controllo degli armamenti). Il 1° luglio 1968 USA, URSS e GB firmano il TRATTATO DI NON PROLIFERAZIONE (NPT) impegnandosi a non fornire armi o tecnologie per produrle ai paesi non nuclearizzati. Nel 1969 l’avvento dell’amministrazione Nixon a Washington e il contemporaneo trionfo di Breznev a Mosca, preparano le condizioni per un significativo progresso nel controllo degli armamenti strategici: il primo incontro si tiene a Helsinki il 17 novembre 1969, seguito da sei sessioni tenutesi a turno nella capitale finlandese e a Vienna. Dopo due anni e mezzo di negoziati e mentre Nixon diventa il primo Presidente statunitense, dai tempi di Roosevelt a Yalta, a recarsi in Unione Sovietica, un accordo è pronto per essere firmato: il 26 maggio 1972 i due leader firmano il Trattato per la limitazione degli armamenti strategici (Strategic Arms Limitation Treaty, SALT). Il SALT I, restringendo a 1618 i missili balistici intercontinentali (ICBM) sovietici contro i 1054 americani e a 950 i missili balistici lanciati da sottomarino (SLBM) sovietici contro i 710 americani, sembra a prima vista attribuire un vantaggio all’Unione Sovietica. Di fatto però gli Stati Uniti godono di 3 vantaggi: una flotta di bombardieri a lungo raggio quantitativamente e qualitativamente superiore, capace di trasportare le testate nucleari sui bersagli sovietici; il deterrente nucleare britannico allineato alla strategia statunitense; una superiorità tecnologica decisiva nella costruzione delle testate. Il trattato SALT I rappresenta la prima effettiva limitazione della corsa agli armamenti nucleari dalla fine degli anni ’40.
DE GAULLE, leader del libero governo francese in esilio durante la seconda guerra mondiale, dopo essersi dimesso nel 1946, viene richiamato al potere nel 1958 per salvare la Francia dal caos politico causato dal disastroso sforzo per risolvere la questione algerina:
in ALGERIA sono presenti oltre 1 milione di francesi non disposti ad abbandonare i propri privilegi: lo scontro con il Fronte di liberazione nazionale culmina nella battaglia di Algeri (1957), vinta con metodi brutali dai francesi. La costituzione del comitato di salute pubblica da parte dei coloni più oltranzisti, che sembra preannunciare un colpo di stato militare in Francia, mette in crisi definitivamente la 4° repubblica. Torna così al potere De Gaulle, che reagisce duramente alla campagna terroristica condotta in Francia dagli oltranzisti di destra dell’OAS (Organisation Armèe Secrète). Nel 1962 l’Algeria ottiene l’indipendenza.
Dopo essersi liberato dal fardello coloniale e aver aumentato notevolmente i poteri del Presidente a spese del Parlamento, De Gaulle si concentra su due obbiettivi: riportare la Francia al rango che le spetta di potenza preminente in Europa ed emancipare l’Europa dall’egemonia esercitata dalle due superpotenze. Inoltre egli sostiene che l’Europa non debba affidare la propria sicurezza agli Stati Uniti, i quali hanno ormai cessato di essere lo “scudo” per rallentare l’avanzata comunista ;  la dottrina strategica di Eisenhower della Massive Retaliation non rappresenta per De Gaulle una risposta al problema della sicurezza europea; ma non trova soddisfacente neanche la dottrina di Kennedy della RISPOSTA FLESSIBILE = non rappresaglia massiccia, ma risposta proporzionata e convenzionale alla minaccia dei paesi del Patto di Varsavia: il timore è che la scomparsa dell’impegno incondizionato di deterrenza nucleare statunitense possa invogliare l’Unione Sovietica a ingaggiare una guerra convenzionale in Europa. Nel giugno 1985 De Gaulle propone una radicale ristrutturazione della NATO per rafforzare il ruolo della Francia, creando un direttorio interno tripartito composto da USA, GB e Francia: quando la proposta viene respinta da Washington, De Gaulle cerca allora di aumentare l’influenza francese al di fuori della NATO con il progetto FORCE DE FRAPPE = forza d’attacco nucleare indipendente dotata di 62 bombardieri Mirage IV. L’obbiettivo principale della force de frappe è politico piuttosto che militare, mirando ad aumentare il prestigio e il potere della Francia affinché essa assuma il ruolo di terza forza rispetto alle due superpotenze e il ruolo di guida di un’Europa occidentale libera dal controllo statunitense. Il 14 gennaio 1963 De Gaulle pone il veto alla richiesta di ammissione della Gran Bretagna nella CEE, definendola il “cavallo di Troia statunitense”, cioè lo strumento con cui gli USA possono esercitare la loro influenza in Europa. Nel frattempo, nel tentativo di creare un progetto di indipendenza europea, rafforza i legami con la Germania, firmando il 23 gennaio 1963 con il Cancelliere Adenauer il TRATTATO DELL’ELISEO, che prevede la collaborazione franco-tedesca su questioni di sicurezza ;  tuttavia l’accordo è reso innocuo da un preambolo che riafferma la lealtà della Repubblica Federale agli Stati Uniti (5 mesi più tardi, con le dimissioni di Adenauer, il progetto per un asse Parigi-Bonn viene lasciato cadere). Il 7 marzo 1966 De Gaulle annuncia a Johnson l’allontanamento delle forze militari e aeree francesi dalla NATO (esce solo dal braccio militare, rimanendo membro del Patto atlantico). Tutti i tentativi di rompere il sistema bipolare internazionale falliscono: la rivolta studentesca e gli scioperi del ’68 scuotono la V Repubblica e le difficoltà finanziarie costringono il governo De Gaulle ad accettare l’assistenza anglo-americana; inoltre l’invasione della Cecoslovacchia rappresenta un duro colpo, visto che l’attenuazione dei legami con gli Stati Uniti dipendeva anche da un allentamento da parte di Mosca della morsa sull’Europa dell’Est: De Gaulle rassegna le proprie dimissioni nell’aprile 1969, facendo crollare il progetto di distensione in un’Europa guidata dalla Francia ed emancipata dalle due superpotenze. Ma la chiave della distensione non va cercata a Parigi, bensì a Bonn: sotto la gestione del Cancelliere Adenauer dal 1949 al 1963, la Repubblica Federale rifiuta di riconoscere la Repubblica Democratica, e mira alla riunificazione del paese attraverso libere elezioni, che certamente porterebbero all’assorbimento dello stato comunista dell’Est. Il successore Erhard riafferma questa politica di forza nei confronti dei paesi comunisti dell’Est, fino a che nel dicembre 1966 viene costituito un nuovo governo di coalizione che porta al Ministero degli Esteri il socialdemocratico Brandt, il quale incarna un nuovo approccio alla politica estera nei confronti del blocco sovietico: egli è convinto che un miglioramento delle relazioni tra Germania Ovest e blocco comunista spianino la strada alla riunificazione dei due stati tedeschi. Durante il 1967 Brandt muove i primi passi della sua nuova OSTPOLITIK (politica orientale) ripristinando legami diplomatici con Romania e Jugoslavia, nonostante entrambe abbiano riconosciuto la Germania Est (ripudiando così la dottrina Hallstein = qualunque relazione diplomatica intrattenuta da un paese terzo con la Repubblica Democratica Tedesca è da considerarsi un atto ostile e porta all'immediata interruzione delle relazioni diplomatiche), e riapre le relazioni commerciali con i paesi dell’Est. Dopo un arresto temporaneo dell’apertura verso Est a seguito dell’intervento militare in Cecoslovacchia nel ’68, Brandt riprende la sua Ostpolitik: il 28 novembre 1969 dimostra le sue buone intenzioni nei confronti dell’Unione Sovietica firmando il trattato di non proliferazione; è il primo Cancelliere tedesco occidentale a visitare la Germania Est nel marzo 1970; il 20 agosto 1970 a Mosca firma un trattato bilaterale di non aggressione, che include l’impegno a riconoscere lo status quo in Europa (inclusi i discussi confini occidentali della Polonia e il confine tra le due Germanie); il 7 dicembre 1970 sigla a Varsavia il riconoscimento della linea Oder-Neisse e come gesto simbolico visita il ghetto di Varsavia e rende omaggio alle vittime del nazismo. A seguito di tutte queste aperture, la dirigenza sovietica decide di sacrificare Ulbricht nell’interesse della distensione, sostituendolo il 3 maggio 1971 con il più condiscendente Honecker. Il 21 dicembre 1972 i due paesi firmano il TRATTATO DI BASE, che prevede l’espansione delle relazioni culturali ed economiche e lo scambio di missioni diplomatiche. Quando il trattato di Base viene ratificato dalla Germania Ovest l’11 maggio 1973, la Germania Est ottiene finalmente il riconoscimento diplomatico (gli USA temporeggiano fino al 4 settembre 1974). Il culmine di questa trasformazione storica si ha il 18 settembre 1973, quando i due stati tedeschi entrano alle Nazioni Unite. L’Ostpolitik della Germania Ovest completa il tentativo di Nixon e Kissinger di una distensione mondiale fra i due blocchi ;  la DISTENSIONE viene intrapresa dagli USA perché la politica perseguita fino ad ora non è più sostenibile; anche l’URSS sceglie la strada della distensione, poiché trova ancora meno sostenibili i costi della corsa agli armamenti, aggravati dai costi relativi alla gestione dei paesi satellite e da un crollo di immagine dovuto all’episodio della Primavera di Praga

Tratto da STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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