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Cuba. La crisi dei missili


A CUBA la dittatura di Fulgencio Batista al governo dagli anni ‘30 viene rovesciata il 1° gennaio 1959 dopo una guerriglia iniziata 3 anni prima sulle montagne della Sierra Maestra dal movimento rivoluzionario di Fidel Castro. Nell’aprile seguente il nuovo leader cubano visita gli Stati Uniti per rassicurare l’amministrazione Eisenhower delle sue buone intenzioni, negando la presenza di comunisti e dichiarando solennemente la sua amicizia nei confronti degli USA. Tuttavia Castro procede a lanciare un vasto programma di riforme che avrebbe sicuramente turbato Washington: nella primavera del ’59 avvia un trasferimento di proprietà da far impallidire il piano di Arbenz, espropriando tutte le proprietà di dimensioni superiori ai mille acri e ridistribuendole nazionalizzate ai contadini e alle cooperative. Gli USA, che inizialmente riconoscono il nuovo regime, diventano ostili quando Castro colpisce, con la riforma agraria, il monopolio sulla canna da zucchero della statunitense United Fruit. Il 14 ottobre 1960 Castro nazionalizza tutte le aziende straniere, cosa che spinge Washington a imporre un embargo su tutte le esportazioni verso l’isola. Quando il leader cubano riduce il personale dell’ambasciata statunitense all’Avana, Eisenhower interrompe le relazioni diplomatiche con Cuba. A questo punto Castro si rivolge all’URSS che si impegna ad acquistare lo zucchero a prezzi superiori di quelli del mercato internazionale. All’Assemblea Generale dell’ONU del settembre 1960, Fidel pronuncia un’arringa inveendo contro i mali dell’imperialismo statunitense ed elogiando il suo nuovo protettore sovietico. Cuba rappresenta una minaccia per gli USA, perché è il primo paese così vicino in cui si afferma un regime filosovietico, così, insediatosi alla Casa Bianca, Kennedy approva il programma ereditato dal suo predecessore: il 17 aprile 1961 circa 1600 esuli cubani addestrati dalla CIA sbarcano nella BAIA DEI PORCI, ma la popolazione non si solleva contro Castro come ipotizzato. L’operazione è un fallimento, e ne viene organizzata una seconda per sabotare il governo cubano (OPERAZIONE MANGUSTA), che però non avrà mai luogo. Nell’aprile 1962 Mosca approva la richiesta di Cuba di armi convenzionali contro un possibile attacco statunitense; a maggio Chruscev ottiene l’approvazione per la costruzione di basi missilistiche a Cuba, operazione mai compiuta dall’Unione Sovietica al di fuori dei propri confini. in ottobre un aereo U-2 statunitense torna con fotografie inequivocabili di siti missilistici sovietici in costruzione sull’isola: tutti i consiglieri di Kennedy concordano che l’unica soluzione sia la rimozione di tutti i lanciamissili dall’isola. kennedy ordina di passare al massimo stato d’allerta prima della guerra, gesto che quintuplica il numero di bombardieri atomici tenuti in volo, e il 22 ottobre 1962 annuncia pubblicamente l’imposizione di una quarantena navale all’isola, evitando accuratamente il termine “blocco” perché questo significherebbe un atto di guerra. Avverte Mosca che un missile nucleare lanciato da Cuba contro qualsiasi paese dell’emisfero occidentale sarebbe considerato come un attacco agli Stati Uniti e innescherebbe la rappresaglia atomica. 180 navi da guerra statunitensi creano una linea di quarantena attorno alla punta orientale di Cuba: nella fase culminante della CRISI DEI MISSILI, 30 navi da carico sovietiche sono dirette a Cuba;  la tensione inizia ad allentarsi il 24 ottobre, quando le quattro navi che trasportano IRBM invertono la rotta (mentre la nave con a bordo la testata nucleare è già arrivata nel porto cubano). La decisione sovietica di non sfidare il blocco statunitense non risolve il problema dei missili che già si trovano sull’isola: Chruscev fa pervenire alla Casa Bianca una lettera in cui richiede, in cambio della rimozione dei missili a Cuba, l’impegno a non invadere l’isola e a rimuovere gli IRBM Jupiter installati in Turchia. Per non dare l’impressione di piegarsi alla pressione sovietica, Kennedy si impegna pubblicamente a non invadere Cuba in cambio della rimozione dei missili, mentre attraverso suo fratello assicura privatamente all’ambasciatore sovietico di ritirare i missili dalla Turchia, una volta rientrata la crisi. Castro, ignaro delle trattative segrete tra Mosca e Washington, chiede inutilmente a Chruscev di lanciare un attacco nucleare preventivo contro gli USA; l’Europa non è minimamente tenuta in considerazione durante l’intera vicenda, la sua sicurezza è secondaria.

Tratto da STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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