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Mazzini e il mazzinianesimo 1805 – 1872


L’idea di nazione non può essere scissa dalla democrazia repubblicana e dal riconoscimento del ruolo insostituibile del popolo nel nuovo stato nazionale. Il popolo è una realtà etico-religiosa nel senso che la volontà divina quale vero fondamento legittimante della legge si manifesta tramite il popolo che ne è il vero interprete.
Propone una religiosità laica, non mediata dalle istituzioni ecclesiastiche come fondamento dell’etica civile repubblicana e come essenziale premessa di ogni impegno politico. Di qui il primato del dovere che consente ai diritti degli individui di farsi valere nel rispetto degli altri e della società e che pone i limiti delle libertà civili e politiche. Il nuovo stato nazionale non potrà essere che democratico repubblicano e la questione sociale trova la vera soluzione nel suo ambito.
Critica la risoluzione della politica nel sociale e sottolinea che solo nell’ambito politico e delle istituzioni che vi corrispondono è possibile garantire la libertà. A patto però che si dia soluzione alla questione sociale. Il politico e il sociale sono inscindibili, due ambiti che si completano a vicenda.

Il mazzinianesimo sottolinea la socialità dell’individuo cioè il suo necessario compimento nell’ambito delle specifiche articolazioni della società umana: la famiglia, il comune, il popolo-nazione, l’umanità, senza che quest’ultima assorba in sé l’ambito proprio dell’individualità. A tal fine occorre riscoprire il fondamento etico della nostra vita, il principio che connette la nostra individualità alla famiglia, alla nazione, all’umanità. In tal modo l’individuo acquista consapevolezza del principio e dei valori sui quali si fonda l’intimo nesso fra pensiero e azione per cui la dottrina politica non rimane un mero fatto intellettuale, ma diventa realtà politica.
Il passaggio dal pensiero all’azione è operato dall’etica, dai valori spirituali, dalla convinzione ferma, dalla fede.
L’azione non deve essere scissa da una condizione sistematica della società e dello stato, da una dottrina politica che corrisponda alle esigenze e ai valoro della società contemporanea. Il compito dell’intelletto è quello di interpretare le profonde esigenze di vita che si esprimono nel popolo. La ragione non deve assumere un atteggiamento aristocratico, distaccato dal popolo, ma riconoscere nel popolo la fonte della sua ispirazione.
Dio e l’umanità sono i supremi valori etico-spirituali che caratterizzano la nuova età sociale che subentra a quella individuale esauritasi con la Rivoluzione francese.
Riprende da Saint-Simon la distinzione tra età critica, dell’individualismo, ed età organica, del sociale organizzato e l’idea che la Rivoluzione francese è l’episodio finale di un’età di transizione della società monarchico-aristocratica caratterizzata da ordini chiusi, alla società dei popoli, delle nazioni, che si riconoscono membri solidali dell’umanità.
La formula propria dell’età critica è rappresentata dai diritti dell’individuo, dal loro riconoscimento come principi assoluti sui quali organizzare l’ordinamento della società: sono serviti grazie alla Rivoluzione a liberare i popoli dal dispotismo politico del re e dei principi e dal dispotismo spirituale delle chiese e del clero.
La teoria dei diritti dell’individui, proprio perché afferma il primato del singolo, non è in grado di corrispondere alle nuove esigenze di solidarietà dei popoli europei, non serve a fondare la nuova società che non si deve organizzare sulla base della competizione dei singoli ma sulla collaborazione. Questa potrà essere realizzata solo se sarà ispirata al nuovo principio dell’umanità. L’umanità ha un valore etico-religioso in quanto ha il compito di rivelare la volontà di Dio. Il progresso fa parte del disegno divino che si attua tramite l’umanità.
Le chiese, adempiuta la loro missione storica di proclamare l’uguaglianza e la fratellanza sulla base del rapporto Dio-uomo hanno esaurito la loro funzione. La nuova epoca è caratterizzata dall’avvento della religione Dio-umanità in cui si esprime l’io collettivo cioè l’uomo nella totalità dei sentimenti e delle relazioni che lo integrano e lo completano con gli altri uomini. La politica acquista una coscienza etico-religiosa che la rende autonoma nei confronti delle religioni tradizionali senza sostituirsi a quelle per quella parte di verità che esse rappresentano.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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