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Pensiero di Engels e Marx


Il salario, il profitto del capitale, la rendita fondiaria sono considerate con riferimento alle condizioni nelle quali si trovano i lavoratori. Le leggi economiche non sono categorie assolute ma relative alla forma di produzione capitalistica fondata sulla proprietà privata: esse sanciscono il dominio del capitale sul lavoro.
L’effetto della libera concorrenza che finalizza la produzione alla ricerca del profitto determina crisi di sovrapproduzione con conseguente chiusura di industrie, licenziamenti, disoccupazione e caduta dei salari a livelli di mera sussistenza. La misura del salario è data dalla quantità di beni necessari per far vivere il lavoratore e per mantenere i suoi figli, cioè per consentirgli di riprodursi come forza di lavoro. Dato che le classi lavoratrici rappresentano la maggioranza della società, il termine dell’economia politica è l’infelicità della società.
La ricchezza e la stessa organizzazione economica sono il risultato dell’alienazione del lavoratore cioè del trasferimento della sua energia, della sua attività nei beni e nelle merci prodotte. La produzione è caratterizzata da un processo di oggettivazione dell’energia del lavoratore. L’uomo si aliena nelle cose che egli stesso produce cioè conferisce ad esse una esistenza esterna che nell’ambito dell’economia e della società acquista una propria indipendenza che si contrappone all’uomo che le ha poste in essere. Questo processo appare in tutta chiarezza nell’economia fondata sulla proprietà privata che è caratterizzata dal lavoro alienato. Il lavoro non è più espressione della libera energia creatrice dell’uomo in cui si attua la sua personalità ma è imposizione, costrizione, fatica, mortificazione del corpo e dell’anima.
La negazione dell’economia capitalistica deve essere risolta nel comunismo che si instaura allorchè il lavoratore potrà riappropriarsi del suo lavoro, potrà ricostituire l’unità e l’identità della sua umanità, liberarsi dalla costrizione del capitale e della proprietà privata.
Ne “i manoscritti” Marx descrive 3 forme di comunismo:
1. il comunismo rozzo che si fonda su una mera soppressione della proprietà privata come principio sul quale fondare una comunità politica
2. il comunismo politico, democratico e dispotico che pur avendo abolito lo stato in quanto espressione della proprietà privata non riesce a risolvere l’alienazione umana
3. il comunismo proposto da marx in quanto soppressione della proprietà privata quale autoalienazione dell’uomo e che attua la reale appropriazione dell’umana essenza da parte dell’uomo e per l’uomo.

La politica tradizionale è l’espressione di una organizzazione caratterizzata dalla coercizione che si fonda sulla base dei rapporti di subordinazione propri del lavoro ed è destinata a finire con l’instaurazione del comunismo.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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