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Spinoza: libertà come fine dello stato


Il fine dello stato è la libertà dell’individuo, l’organizzazione politica deve consentire all’uomo di vivere in pace e sicurezza affinchè possa mediante la ragione affrancarsi dal dominio delle passioni e cooperare con i suoi simili alla realizzazione di una sempre più compiuta vita sociale. Ogni individuo conserva il diritto di giudicare e la libertà di pensiero che aveva allo stato di natura. È assurda la pretesa del potere politico di imporre ai sudditi determinate convinzioni e di metter al bando questa o quella filosofia in omaggio al credo filosofico di chi comanda. Lo stato che lo fa nega la sua ragion d’essere.

La libertà di pensiero deve essere connessa alla libertà religiosa. Se la religione è autonoma, se il sommo bene è l’amore intellettuale di Dio.
La chiesa dipende dallo stato perché essa esiste nell’ambito della società politica e la sua azione è possibile solo se la legge statale la riconosce. La religione è importante ai fini della salvezza del vincolo sociale, dell’armonia e della disciplina, dato che in essa si esprimono i valori e i sentimenti che ispirano i comportamenti della maggioranza. È la religione che ispira l’etica civile su cui si fonda l’ordine politico.
Lo stato si fonda sul’autonomia della ragione e il suo fine ultimo è la libertà di pensiero e religiosa, che è la caratteristica indispensabile affinchè lo stato possa essere autonomo e indipendente, possa porsi come autorità sovrana nei confronti dei singoli e delle confessioni religiose. Lo stato trova così la sua legittimazione e non ha più bisogno di ricorrere al diritto divino per giustificare il suo potere di fronte ai sudditi.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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