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Prospettiva teorica di Brelich




Studia gli elementi che caratterizzano un complesso politeistico e lo differenziano rispetto a ogni altro. Usa un metodo comparativo attinto dallo studio delle culture cosiddette primitive per intendere il processo storico che porta alla formazione di un complesso mitico-rituale a base politeistica. Alla base del metodo c'è la critica a 2 posizioni:
- evoluzionismo storico religioso (e suo modo di usare la comparazione etnologica) = cercava un "definizione minima" di religione trascurando gli elementi relativamente più sviluppati di qualsiasi cultura. Storiografia a rovescio: si orientava solo verso il punto di partenza comune, dimenticando i punti di arrivo delle civiltà storiche.
- classicismo = ricorso eccessivo a fonti letterarie. La religione greca e romana è disegnata come un conglomerato di forme religiose e aggiunte, per opera di pensatori, poeti e uomini di stato.
Una struttura politeistica, tipica di una cultura "superiore", non costituisce però un sistema chiuso. La disposizione politeista non è un sistema chiuso, ma un sistema orientato da una forma fondamentale (ciò vale per ogni religione) e concezioni centrali che ne determinano il carattere. tale disposizione orienterebbe anche miti e riti autonomi, del tipo che si trova presso culture primitive. Così gli elementi non politeistici delle religione greca e romana o vengono rielaborati in chiave politeistica o restano marginali rispetto alla religione stessa (relitti, o survival). Infatti non esistono tipi puri di politeismo. Poi Brelich più che di sopravvivenza (di un culto, di una tradizione ecc) preferisce parlare di rielaborazione (operata da un centro dinamico orientatore) degli elementi mitico - rituali presenti in un religione politeista.

Tratto da STORIA DELLE RELIGIONI di Dario Gemini
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