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Wolfflin e la forma degli oggetti


Questi i presupposti. In seguito Wolfflin cerca di individuare le leggi che muovono e regolano lo svolgimento dei mutamenti dello stile. Le schematizza in cinque coppie di principi formali che documentano due modi opposti della visione. Ai due modi opposti della visione corrispondono cinque modi di vita.

- sviluppo della visione lineare vs sviluppo della visione pittorica
- visione in superficie vs visione in profondità
- visione di forma chiusa vs visione di forma aperta.
- Visione fondata sulla molteplicità vs visione fondata sull'unità.
- Visione di chiarezza assoluta vs visione di chiarezza relativa.

2.6.6.1 Lo stile lineare, caratterizzato dalla valorizzazione dei contorni, comporta la volontà di rappresentare le cose ‘come sono’, di dar conto cioè della loro forma concreta ed oggettiva. Esso presuppone una percezione degli oggetti che si può definire ‘tattile’, perché ravvicinata e analitica.Lo stile pittorico, in cui ha più valore il colore inteso come ‘macchia’, comporta invece l’intenzione di rappresentare le cose ‘come appaiono’, e dunque di restituire l’impressione soggettiva che deriva dalla loro osservazione. Esso presuppone una percezione della scena puramente ‘ottica’, cioè distante e sintetica.“Lo stile lineare – scrive Wolfflin - è uno stile della determinatezza sentita plasticamente. La delimitazione regolare e chiara dei corpi comunica a chi guarda una grande sicurezza, come se egli potesse toccarli con le dita, e tutte le ombre aderiscono col modellato alla forma in modo così completo da far quasi naturalmente appello al senso tattile. La rappresentazione e l’oggetto sono, per così dire, identici.” “Lo stile pittorico, invece, si è più o meno svincolato dall’oggetto così com’è. In questo stile non esiste più un contorno continuo e le superfici tattili sono scomparse. Non si hanno più che macchie, una accanto all’altra; il disegno slegato e il modellato non coincidono più, geometricamente, con la forma corporea del modello, ma riproducono soltanto l’apparenza ottica degli oggetti.”

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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