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Gli anni venti di R. Longhi


Longhi si trasforma da critico vociano a conoscitore elevato di livello europeo a partire dagli anni 1920 – 1922, quando intraprese un viaggio in Europa con Alessandro Contini – Bonacossi, di cui, da compagno d'armi, era diventato consulente per gli acquisti di opere d'arte. Parliamo dunque della produzione degli anni venti di Longhi, molto differente da  quelladegli anni giovanili. Sembra una produzione conforme alla tattica del conoscitore preoccupato soprattutto a preservare le proprie scoperte da appropriazioni illegittime da parte di altri studiosi, desiderosi di ribadire passo per passo il proprio prestigio professionale, scritti dunque che prendono spunto da una scoperta, un inedito, una precisazione di paternità.
I suoi saggi più importanti sono: Precisazioni nella Galleria Borghese, Lettera pittorica a Giuseppe Fiocco, che tratta dei rapporti tra Rinascimento toscano e veneto; Congiunture italo – spagnole tra Cinque e Seicento, Quesiti caravaggeschi dove individua nelle tappe nodali della pittura lombarda dei secoli XV e XVI (Foppa, Moretto, Savoldo, Campi) la preistoria del naturalismo di Caravaggio.
Sono saggi frutto del vasto lavoro di sistemazione critica e attributiva del patrimonio della storia della pittura italiana iniziato da Longhi su le pagine de “L'Arte”, e che esce sulle riviste “Vita artistica” e “Pinacotheca”, dirette da lui con Emilio Cecchi.
Sono in questi scritti che si rivela, in una forma critica letteraria ormai consolidata, la genialità innovatrice del Longhi scrittore e storico, e le funzionalità della sua moderna concezione della produzione artistica.
Longhi aveva una concezione relazionale, intertestuale, che si oppone alla concezione monadistica di Croce. Longhi tesse attorno all'opera d'arte singola, da cui prende le mosse, una rete estremamente diramata di rapporti. Dalla filologia attributiva nasce il contesto (altre opere somiglianti, quindi il rapporto) e dal contesto la storia dell'arte (che sono i vari generi di rapporti possibili).

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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