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Gli ultimi lavori di Wollflin


Nei successivi saggi La spiegazione dell'opera d'arte (1921) e Riflessioni sulla storia dell'arte (1940), sottopone a revisione il suo concetto di storia dell'arte senza nomi e cerca di definire meglio la funzione della critica rivolta a studiare le forme nel loro sviluppo autonomo.
Da una parte allenta i limiti posti all'artista e riguardo gli stili riconosce maggiore influenza ai fattori di contenuto. Ma rimane comunque in lui l'idea della evoluzione artistica come processo autonomo e determinato immanentemente. Pur ammettendo che la forma può essere soltanto la forma di un contenuto, rimane dell'idea che i contenuti si realizzano solo in una determinata rappresentazione formale, e che il meccanismo delle sensazioni preesiste all'oggetto sentito. Ammetterà infine che il valore dell'individuo rimane intatto ma è chiaro che il suo interesse principale e la sua preferenza continuavano a orientarsi verso quella necessità impersonale e obiettiva che egli vedeva dispiegarsi nella storia dell'arte.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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