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I debiti intellettuali di A. Venturi


Venturi ha un forte debito verso due conoscitori per eccellenza: Giovanni Morelli e Giovan Battista Cavalcaselle. Nei confronti del primo la comune condivisione dell'idea di una evoluzione degli stili e delle forme artistiche, l'interesse specifico per la tecnica del disegno e il modo di teorizzare il ruolo e la tecnica del conoscitore; nei confronti del secondo la concezione fisionomica della storia dell'arte italiana come regionale, policentrica, che voleva dire costituita da tessere autonome regionali collocate in un quadro nazionale unitario.
Venturi e le riviste
Venturi sviluppò l'analisi regionale dell'arte italiana dal Medioevo al tardo Cinquecento nei fascicoli delle riviste specialistiche che egli stesso volle: Archivio storico dell'arte, L'Arte, Gallerie nazionali italiane. Ugualmente portò avanti questa analisi nella ponderosa opera della Storia dell'arte italiana. Affrontiamo innanzitutto il discorso sulle riviste. Venturi aveva intuito che il periodo storico post – unitario era fertilissimo per la nascita di un mezzo di comunicazione di massa e divulgazione come la rivista, che con la recente diffusione e applicazione della fotografia, poteva centuplicare il suo potere illustrativo. La rivista poteva diventare una vera cassa di risonanza per scopi educativi e formativi, arte compresa. C'erano in realtà state già alcune esperienze, come il giornale Arte in Italia, uscito a Torino dal 1869 al 1873. Ma questa rivista, pur avendo la missione di divulgare in Europa l'arte italiana, lo faceva in un'ottica passatista. C'era poi Arte e Storia, edita da Carocci, a Firenze, più un notiziario specializzato in restauro dei monumenti e centri storici.  La stragrande maggioranza degli articoli artistici finiva in riviste più generali, come il Marzocco, Lettere ed Arti (diretto da Panzacchi), Arti e Lettere, La Nuova Antologia; tutte riviste a cui partecipava Venturi. Infine c'era l'Archivio storico italiano, avviato a Firenze da Viesseux, considerato il punto di arrivo degli ideali archivistici e documentari di buona parte dei cultori di storia dell'Italia di allora.
Veniamo all'Archivio storico dell'arte, che in realtà fu fondato da Domenico Gnoli nel 1888, ma che fu subito promosso e diretto da Venturi. La rivista diventò subito un vero e proprio cantiere di ricerca, dove Venturi e i suoi collaboratori – Frizzoni, Carotti, Beltrami, Ricci, Muntz, Lowi – rifondavano la storia dell'arte italiana. Questa rivista è considerata la prima rivista organica e scientifica di storia dell'arte della neonata Nuova Italia. Paragonabile allo Jahrbuch tedesco di Bode, fondato a Berlino, e alla Gazette des Beaux – Arts di Blanc, fondata in Francia.  L'Archivio forniva ai lettori saggi di carattere generale, spesso monografici, parti documentarie, cronache d'arte contemporanea e una vasta informazione bibliografica.  I percorsi tematici spaziano dal Rinascimento, che viene rivisitato analizzando le regioni italiane meno studiate (come il Lazio o l'Emilia Romagna) e analizzando i suoi rapporti con il mondo classico, al Medioevo, in particolare quello padano. Si parla di iconografia e problemi del restauro e delle tecniche artistiche.  Nel 1898, a dieci anni dalla fondazione, l'Archivio storico dell'arte diventa semplicemente L'Arte. L'Arte, fino alla morte di Venturi, sarà il più importante periodico di storia dell'arte in Italia e perseguirà grosso modo, sia nella struttura sia nella scelta dei temi, il lavoro di illustrazione filologica e critica dei monumenti, delle opere, degli artisti, delle diverse tecniche, delle collezioni riguardanti le varie regioni italiane, adesso anche riguardo quelle meridionali. Dal 1930 la rivista cambierà leggermente sotto il contributo di Lionello, figlio di Venturi, che darà anche una impronta metodologica.  L'Arte sarà il cantiere dove Venturi darà vita alla sua Storia dell'arte italiana. Le Gallerie nazionali italiane. Notizie e documenti vengono invece fondate nel 1894 a cura del Ministero della pubblica istruzione. Rivista di breve durata, aveva lo specifico compito di documentare il lavoro di Venturi nel settore della riorganizzazion dei musei nazionali. La rivista documentava questo impegno tramite articoli sulla storia del collezionismo, pubblicazioni di inventari, di saggi di catalogazione degli oggetti, di commenti critici di opere di recente ritrovamento e restauro.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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