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I lavori di Warburg sull'arte fiorentina

I lavori di Warburg sull'arte fiorentina


Passiamo poi ad altri importanti lavori di Warburg usciti tra il 1902 e il 1905, tutti incentrati sull'arte fiorentina.

- Arte del ritratto e borghesia fiorentina: Domenico Ghirlandaio in Santa Trinita; i ritratti di Lorenzo de Medici e dei suoi familiari. Esso è un'analisi del ciclo francescano che Ghirlandaio eseguì nella cappella Sassetti in Santa Trinità. Warburg si sofferma sui ritratti all'interno del ciclo esaminandone storicamente il significato del loro stile realistico, giustificabile con la cultura del committente e dunque col valore votivo.

- Arte fiamminga e primo Rinascimento fiorentino. Si evidenzia all'interno della cultura fiorentina del Quattrocento la presenza di una corrente, quella fiammingheggiante e di impostazione realistica, giustificabile con la psicologia concreta dei committenti che la sostengono. Si contrappnone alla corrente idealizzante e classicista che era nata in rapporto ai circoli culturali e ai committenti di cultura umanistica. Le due correnti sono tipiche del bipolarismo culturale e di gusto interno alla storia artistica fiorentina.

Tutto il Rinascimento del resto per Warburg è fatto di bipolarismo tra ideale apollineo e ideale dionisiaco. Nel 1908 si dedica allo studio dell'immaginario astrologico nella cultura e nell'arte rinascimentale. L'astrologia, intesa come religione e scienza, tradotta nei documenti iconologici e testuali, mostra la lotta dell'uomo per la conquista della razionalità. Esce così nel 1912 Arte italiana ed astrologia internazionale nel palazzo Schifanoia di Ferrara, presentato al Congresso internazionale di Storia dell'Arte di Roma organizzato da Adolfo Venturi. Warburg studia il celebre ciclo eseguito da Francesco del Cossa e dalla sua bottega; ne identifica le fonti (Astronomica di Manilio e Sphaera di Teucro), il responsabile del programma iconografico, che era Pellegrino Prisciani, bibliotecario e storiografo di corte e il committente, Borso d'Este.  Warburg è in conclusione colui che, coi ricorsi ai teorici della psicologia, ai ricercatori delle scienze naturali, agli antropologi e ai sociologi, inseriva la storia dell'arte nell'ambito delle scienze sociali.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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