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I primi lavori di Roberto Longhi (Alba 1890 – Firenze 1970)

I primi lavori di Roberto Longhi (Alba 1890 – Firenze 1970)


Roberto Longhi nasce ad Alba nel 1890. Studia a Torino dove si laurea con Pietro Toesca con una tesi su Caravaggio, e si perfeziona a Roma con Adolfo Venturi. Insegna a Bologna, dal 1928 al 1935 e poi a Firenze, dal 1935 al 1965. La critica di Longhi è tra le più originali della cultura moderna italiana, sia nel metodo sia nei risultati. Longhi chiarisce il valore di una opera d'arte attraverso modi estremamente particolari, evitando di esprimersi in maniera astratta, freddamente professionale. Longhi inizia la sua carriera pubblicando i suoi primi scritti sulla rivista L'Arte di Venturi, e su La Voce di Prezzolini. La collaborazione con L'Arte continuerà fino al 1921.

I primi lavori

Tra il 1913 e il 1916 nascono i primi articoli dedicati alla cerchia meridionale caravaggesca, contribuendo a disseppellire artisti come Preti, Borgianni, Battistello e Gentileschi, restituendo una grossa fetta del Seicento alla memoria comune. Una riscoperta, questa, che era già stata iniziata in area tedesca ma dalla quale Longhi si differenziava sia per la scelta dei tempi sia per il metodo di lettura dei testi figurativi. Egli non si dedica infatti ad analizzare successioni di fatti, date e opere ma mira a ritrovare l'intuizione profonda che riassume la personalità dell'artista, circoscrivendo l'impulso fondamentale che ha dato luogo alla sua creazione. Longhi non utilizza l'artista come l'argomento della dimostrazione della tesi; si concentra sull'opera. Nel 1914 Longhi scrive, sempre per l'Arte, Piero de' Franceschi e lo sviluppo dell'arte veneziana, dove indaga con una linea di ricerca orientata sui debiti di della Francesca nei confronti di Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Bartolomeo Montagna ed altri.  In questo ed altri saggi giovanili Longhi mostra la volontà di ricostruire storicamente l'attività artistica delle varie personalità concentrandosi esclusivamente sulle caratteristiche formali e stilistiche, adottando una severa linea di filologia visiva di impostazione positivista, unita sia al formalismo fiedleriano e puro visibilista sia a Berenson sia all'idealismo crociano, da cui si discosta sostenendo la specificità dell'arte figurativa, intesa come svolgimento degli stili.


Quindi il fine principale di Longhi è di privare il fatto d'arte di qualunque referente psicologico esistenziale, riportando il messaggio figurativo ai soli valori visuali e formali. Per Longhi l'arte è solo forma.

Tratto da STORIA E CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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