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Russia Sovietica (URSS) - La Guerra civile


Nello stesso periodo i “bianchi” sfidarono il controllo del governo. Le forze rivoluzionarie (“movimento bianco”) rappresentavano la principale minaccia per il dominio sovietico, perché, a differenza dei polacchi (avevano obiettivi limitati) e delle potenze alleate (non avevano obiettivi definiti), volevano eliminare il dominio “rosso”. Le forze controrivoluzionarie erano composte da ufficiali dell’esercito, cosacchi, borghesia, giovani colti e intellettuali. Poco dopo la conquista del potere da parte dei soviet, i funzionari di Stato organizzarono uno sciopero che non ebbe alcun effetto, mentre i socialrivoluzionari, dopo aver rotto con i bolscevichi, tentarono una sollevazione senza seguito a Mosca; si trattò di tentativi votati al fallimento a causa dell’insufficiente forza dei controrivoluzionari che non erano in grado di reggere lo scontro con le truppe del governo, contro cui il terrorismo ebbe l’unico effetto di provocare rappresaglie.
Inoltre, numerose nazionalità situate nelle regioni di confine cominciarono ad affermare la loro indipendenza. Le zone di confine offrivano molte occasioni ai controrivoluzionari: a sud nacquero governi locali di cosacchi antibolscevichi, a est emersero altre opposizioni ai comunisti, a nord si istituì un centro antisovietico e a ovest si produssero numerosi movimenti nazionalisti antisovietici. Anche gli Stati esterni (Giappone, Gran Bretagna, Francia, Grecia, USA) intervennero inviando delle forze armate in Russia, prestando appoggio ai movimenti e ai governi locali e imponendo il blocco. La guerra ebbe inizialmente esito favorevole ai bianchi, ma le sorti mutarono vista la migliore organizzazione e disciplina dell’Armata rossa, che, guidata da Trockij riuscì ad avere la meglio.

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