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La pratica medica tra gli ebrei siciliani (1300-1400)



La scienza e la pratica medica sono ampiamente attestate tra gli ebrei siciliani sin dal tempo di Federico II, sia in forma di privilegi sia in forma di semplici notizie. È dal 1360 che riusciamo a conoscere i nomi di un gran numero di medici ebrei, considerato che da quell'anno la professione doveva essere regolamentata dal rilascio di una licenza d'esercizio da parte del protomedico regio. Sembra che i centri più forti della professione medica siano SR (21 nomi), ME (18 nomi), PA (14) e CT (11). Le scuole mediche invece pare che avessero le loro sedi a Polizzi, Ragusa, Mineo, Castrogiovanni e Nicosia per quanto riguarda il Trecento e Marsala, Castroreale, San Marco e Trapani per quanto riguarda il Quattrocento. La medicina ebraica è una specialità preponderante della Sicilia orientale. La formazione avveniva essenzialmente all'interno delle famiglie, come attestano vere e proprie genealogie di medici, sia nella forma della discendenza padre → figlio sia nella forma del matrimonio cioè nella forma suocero → genero. Non esiste invece una scuola riconosciuta che mantenga rapporti stabili col protomedico, anche se i medici ebrei erano molto diffusi: un rapporto di 3 medici cristiani ogni 2 medici ebrei.
Si trovava poi un buon numero di ebrei immigrati che ricevevano l'autorizzazione regia a esercitare la medicina, garantendo un ricambio nella professione. Prevale in Sicilia un interesse per il sapere teorico, che sembra prevalere su quello pratico: i chirurghi ebrei sono poco numerosi rispetto ai teorici, ai cosiddetti physici e non è raro incontrare medici licenziati donna.
In genere tutti i medici godevano di alcuni privilegi fiscali: esenzione dalle gabelle, dalle collette e dalle corvées. Comportamento che indica la preoccupazione degli organismi municipali nel favorire la permanenza e l'immigrazione di medici ebrei. Si nota infine un gap tra legge de iure e legge de facto nell'ambito dell'esercizio della medicina da parte degli ebrei.
In teoria cioè un medico ebreo, a partire dalle Costituzioni di Federico III, non poteva curare un cristiano, pena un anno di prigione a pane e acqua, così come era vietato ai pazienti cristiani di farsi curare da un medico ebreo, pena tre mesi di carcere. Eppure queste leggi nella stragrande maggioranza dei casi sembra che non venissero applicate, anzi, l'esercizio della medicina da parte degli ebrei non era solo tollerato ma universalmente accettato; del resto non si spiegherebbe altrimenti il numero elevato di ebrei medici, sproporzionato rispetto alla comunità. Un'offensiva congiunta del clero e dei medici cristiani era però una eventualità concreta; solo nel 1451 la loro posizione venne totalmente regolarizzata e da allora si trovarono pure società miste di ebrei e cristiani. Gli ebrei svolgevano anche professione di farmacista, erborista e veterinario.

Tratto da STORIA MEDIEVALE di Gherardo Fabretti
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