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Il ruolo degli ebrei nella produzione e nel commercio


Per gli ebrei palermitani il possesso di immobili a censo enfiteutico costituiva una riserva e una base economica. Riscontriamo patrimoni immobiliari solidamente costituiti che integrano abitazione, bottega, mulino e magazzino. Il peso del censo – il tributo sull'usufrutto che era assicurato all'originario proprietario sui propri beni immobili ceduti ad altri – era notevole e questo parco immobiliare serviva da capitale e da pegno. Anche il possesso di vigne era considerato un buon investimento e il loro possesso è confermato dovunque vi siano documenti notarili che diano informazioni sul patrimonio. È attestato raramente il possesso di terre da arare ma frequente è il possesso di giardini, specie per usi erboristici.

L'EREDITÀ TECNICA E LE SPECIFICITÀ EBRAICHE. Leggendo gli atti dei notai palermitani si rimane colpiti dal ruolo che gli ebrei svolgevano nella produzione e nel commercio di alcuni prodotti di fondamentale importanza come l'olio d'oliva, il cuoio, il ferro. Sono specialità che rivelano l'antica padronanza di tecniche modeste e indispensabili ma anche la capacità di adattamento a più mestieri, quindi la partecipazione degli artigiani, secondo la stagione, ad attività diverse.
L'eredità tecnica è complessa. Gli ebrei del Gharb erano stati accolti da Federico II con grande interesse perché intendeva affidare loro il palmeto di Palermo, che nessuno era stato più in grado di fare fruttare, così come le piantagioni di indaco ed henné. Sono dunque specialità di tintori e contadini prima dirottate verso la cura dei giardini e poi all'interno delle botteghe.
L'orticoltura è una attività antica già attestata nel 1191 e spesso gli ebrei offrono vere e proprie squadre di lavoratori specializzati. Il loro sapere è legato innanzitutto al taglio delle canne da conservare per preparare i piantoni, che saranno poi trapiantati nei quadrati dei campi e poi ricoperti con cura e concimati. Si tratta di contratti a cottimo, per lavorare a gruppi, con caporali, come per gli operai cristiani durante la mietitura.
Gli ebrei escono comunque presto da una produzione agricola alle dipendenze delle raffinerie attive dal 1360 in poi e specialmente gli speziali, abili nei processi di raffinazione, aprono a loro volta trappeti per lo zucchero trasformando quelli per l'olio. Nel 1417 vediamo alcuni di loro acquistare le canne da produttori cristiani, assumendo consistenti gruppi di lavoratori per la stagione della raccolta (nettatori, macinatori...) in trappeti che non fermano mai l'attività, nemmeno di sabato, quando lavorano solo cristiani. Gli ebrei sembra che si impieghino in tutti i trappeti indifferentemente, anche nelle terre in cui non esiste congregazione o luogo di culto. Tra il 1420 e il 1460 la crisi che colpisce l'industria palermitana dello zucchero, sorpassata dai Pisani, spiega la contrazione del mercato ebraico in Sicilia.


Tratto da STORIA MEDIEVALE di Gherardo Fabretti
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