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L'autorità degli ufficiali ebrei a Siracusa (1600)


Gli ufficiali dispongono di una ampia autorità, che consentiva loro di chiedere al re l'approvazione di alcuni procedimenti, detti taqqanot, e di farli rispettare anche con il ricorso alla forza. Gli ebrei avevano il privilegio di emanare capitoli riguardanti il buon regime e il pacifico stato. A Siracusa in un capitolo del 1364 ad esempio troviamo un capitolo che riafferma il diritto dei Dodici a giudicare, provvedere e dibattere sottomettendo all'autorizzazione del proto e degli stessi Dodici le cerimonie del divorzio, del matrimonio, la predicazione, la macellazione, la celebrazione dell'ufficio e la scomunica. Il proto e i Dodici si assicurano anche la direzione della carità e della giustizia e senza di loro non è nemmeno possibile giurare davanti al Libro in sinagoga.
Le ordinanze intervengono anche in campo economico. Un'ordinanza siracusana ad esempio vietava l'aggiunta di acqua o vino in una botte aperta. È evidente comunque che la sfera dell'autorità degli ufficiali ebrei si estende soltanto al mercato interno e all'attività economica comunitaria.
Il campo delle tasse è evidentemente quello che tocca più da vicino la sensibilità delle comunità ebraiche. I bisogni sono costanti, sia che si tratti di pagare la gisia annuale e le collette generali sua di rispondere ai prestiti forzati o pagare le collette imposte dalla volontà delle oligarchie locali, o di ottenere privilegi dalla monarchia. Questi bisogni implicano una massiccia circolazione di denaro nelle comunità ebraiche. Per fare fronte alle spese i proti e i maggiorenti possono procedere ad una semplice tassazione, nominando collettori ed esattori, estremamente impopolari. L'accusa di favoritismo fiscale è del resto la causa prima dei conflitti. Spesso i ricchi comunque anticipavano regolarmente le somme dovute all'amministrazione fiscale e quest'azione assicurava il loro prestigio in seno alla comunità, nonostante costasse molto e dovesse essere controbilanciata da un certo sgravio fiscale.
La comunità può anche appaltare ad un imprenditore (dare in gabella) l'esazione delle tasse o di una tassa in particolare. In questo caso l'esazione non si basava sul patrimonio del contribuente ma su generi alimentari come carne, vino e tonno salato ma la mancanza di profitto dalla vendita faceva sì che i prodotti non venissero curati come si deve fino ad un ritorno alla tassazione fissa per patrimonio.
Manca comunque all'edificio fiscale delle sinagoghe una chiave di volta, un responsabile fiscale supremo che avesse esclusivo accesso ai depositi bancari delle comunità ma che non potesse ordinare spese senza l'avallo dei proti e dei maggiorenti. Quando l'edificio fiscale sembrava essere in fase di ristrutturazione arrivarono i procedimenti di espulsione della fine del '400.

Tratto da STORIA MEDIEVALE di Gherardo Fabretti
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