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La casa ebraica palermitana

La casa ebraica palermitana


L'ABITAZIONE. La casa ebraica palermitana è erede di una tradizione abitativa araba del 1000 e 1100 ed è basata sulla sala centrale. Però i documenti di fine Medioevo ne indicano una nuova tipologia, vicina a quelle delle case cristiane, con l'uso degli stessi nomi a definire ambienti con analoghe funzioni. Solitamente si inizia dalla camera, con un letto e un armadio, gioielli, denaro e biancheria. Peltri e rami venivano conservati in casse o armadi a muro.
Si passa poi in genera alla sala, fatta di casse, tavolo, panca, scrigni, madia e sbriga per l'impasto di lasagne e maccheroni. C'era poi una cucina e una stanza usata come magazzino per gli attrezzi della massaia, oltre che come dispensa dei generi alimentari. Si potevano poi trovare alcuni corpi edilizi autonomi come cantina, magazzino per i formaggi, pollaio, bottega e stalla.

CAMERA. Gravita intorno al letto, uguale a quello siciliano, smontabile, imponente e altissimo, di forma piramidale e appoggiato su una pedana. Su una base di travi si poggiava uno o due materassi protessi spesso da un pagliericcio per scongiurare passaggi di umidità. Sui materassi si poggiavano lenzuola, traversino, coperta e un avantiletto decorativo. Il letto era poi circondato da una cortina che poggiava su quattro aste e un cielo, una sorta di baldacchino. La camera era arredata con colori vivaci: blu, verde e giallo. L'avantiletto era decorato a listelli di seta gialla e rossa. Dominava soprattutto la coppia rosso – oro.

LA SALA. Anche se può sembrare più modesta, la sala era la stanza più imponente ed era ammobiliata con mobili di legno, casse in gran numero che necessitavano di molto spazio per essere deposte a dovere. Si trovano poi i banki di sala per mangiare o sedersi, una sola sedia e molti banchetti da seduta. Attaccapanni per i vestiti coperti di seta e un tavolo con o senza cavalletti erano frequenti. Un mobilio dunque numeroso ma austero.
I pasti si consumavano seduti sulle panche davanti ad un tavolo. Erano presenti anche cuscini variopinti per dare colore alla sala. Non si trova invece l'insieme di tappeto, cuscino e tavolo basso. C'erano poi stuoie e tappeti di varia dimensione e tipo e le casse potevano essere dipinte.

LA CUCINA. La varietà degli strumenti (più di quaranta) indica la grande attenzione riservata all'attività culinaria e le diverse fonti a cui si ispira la loro cucina. La precocità nell'adozione di strumenti per la fabbricazione della pasta, l'evidente interesse per la frittura del pesce e per la cottura alla griglia della carne sono i tratti più essenziali. La cucina è l'unica stanza col fuoco della casa palermitana anche se la sala poteva essere dotata di focolai mobili. Erano presenti fuochi installati a fornello dove posare caldaie o spiedi e conche per trasportare la brace (il fuoco si accendeva fuori per timore di incendi). Il forno non è menzionato ma sappiamo che quando erano presenti erano localizzati al di fuori dell'edificio.
I piatti cucinati sono soprattutto triti o paste preparate nel mortaio. La cottura più comune era la bollitura. Sbrighe (strumento per spianare la pasta), gratarole per i formaggi e girglie erano all'ordine del giorno e ciascun strumento, dal mortaio alla padella, dalla caldaia alla cuccuma era presente in duplice numero per evitare i miscugli vietati dalle prescrizioni kasher.
Molte stoviglie, in numero di sei o di suoi multipli, sia per i servizi da cibo che da bevanda e molte volte conservano il loro nome arabo (bocale, cannata, carraba). Sono considerati beni di valore e sono fatti spesso di peltro, argento o maiolicati preziosamente.

LA RICCHEZZA MOBILE. Naturalmente gli inventari degli ebrei più agiati sono caratterizzati dall'abbondanza e qualità dei tessuti, base necessaria delle cerimonie ostentatorie che accompagnano gli scambi matrimoniali e potenziale ricchezza di rapida monetizzazione in caso di necessità. La presenza di una mula sellata o bardata negli inventari di sette medici dimostra la loro riconosciuta capacità di cavalcare. Sette case ebraiche su trenta contengono poi armi perfettamente funzionali, quasi sicuramente necessarie per il dovere di guardia da assolvere e per la difesa.

I SEGNI DELLA VITA RELIGIOSA. La casa ebraica siciliana è ricca di elementi della vita quotidiana a connotazione religiosa. Alcuni elementi sono chiari, come gli strumenti per la caseizzazione e per la vinificazione. Presenti poi il classico vestito a frange e una grande varietà di oggetti destinati all'illuminazione: candelabri, lampade di Hannukah, lomeria a otto luci, lampade damaschinate, candelieri, lampade a lucignolo.
Troviamo poi scatole per spezie, tovaglie in seta per la presentazione dei confetti, scopette per la caccia delle tracce di lievito in casa. Altri strumenti non sono strettamente religiosi ma potenzialmente: forbici per il rito del taglio di capelli, crivelli per il pane, occorrente per la mungitura e la lavorazione del latte.
In generale negli inventari i notai cristiani non mostrano alcuna impressione di curiosità o stranezza, e l'aggettivo judiscu viene usato solo per qualche oggetto strettamente religioso. C'era dunque una conclamata familiarità a Palermo con l'ambiente ebraico.



Tratto da STORIA MEDIEVALE di Gherardo Fabretti
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