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L'importanza delle risorse naturali (1500)



Concludiamo il discorso parlando delle risorse naturali. Nei periodi di rapida crescita demografica (primo '400, fine '500, metà del '700) emergeva un altro limite strutturale delle economie preindustriali: il capitale non riproducibile, vale a dire le risorse naturali. Nell'Europa preindustriale la risorsa naturale per eccellenza era chiaramente la terra, una risorsa sul cui sfruttamento influivano in modo particolare gli incrementi e i cali demografici, e la ineguale distribuzione dei patrimoni e dei redditi.
A seconda dei periodi si verificavano due casi: in periodi di improvvisa diminuzione della popolazione, la disponibilità di terra non coltivata e abbandonata, aumentava; in periodi di boom di crescita si avanzava dovunque si potesse arrivare, bonificando paludi, dissodando boschi e coltivando terreni incolti.
Il nodo cruciale era costituito dal fatto che i terreni migliori non erano praticamente mai abbandonati ed erano appannaggio dei più ricchi; chi non poteva permettersi tali terreni, doveva ripiegare su quelli marginali, difficili da lavorare e a prezzo di alti investimenti, destinati poi ad essere abbandonati alla prima congiuntura sfavorevole. In teoria la disponibilità di terra per gli occupati nel settore agricolo era più che sufficiente; in pratica la scarsa produttività agricola, i rapporti signorili e di proprietà, le congiunture agrarie, gli alti costi, rendevano il quadro parecchio fosco.
Seguiva come risorsa il bosco, ma anche qui, lo sfruttamento dissennato rendeva questa risorsa, teoricamente riproducibile, praticamete non riproducibile.

Tratto da STORIA MODERNA di Gherardo Fabretti
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