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Il nuovo assetto del mondo visibile



L'invenzione della fotografia è il sintomo di un nuovo assetto del mondo visibile, di un nuovo approccio. Prova dunque, la fotografia, nella prassi sociale e politica come in quella scientifica. Anche in ambiente etnografico e antropologico, com'era inevitabile, si è guardato alla fotografia come prova essenziale.
Molti autori del resto hanno sottolineato come la nascita e lo sviluppo della fotografia e dell'antropologia procedano di pari passo.

Soffermiamoci sul nostro Paese.
Particolarmente precoce ed abbondante è da noi la documentazione relativa alla realtà di tipo etnologico, per l'esiguità e il ritardo della dimensione coloniale. Non lo è affatto invece quella relativa al mondo popolare: le sue prime attestazioni coincidono in pratica con la nascita dello Stato unitario, con il manifestarsi virulento di problemi e contraddizioni di tipo sociale, che si tingono di forti connotazioni etniche. I fotografi che narrano il grande brigantaggio post-unitario, infatti, benchè non indulgano certo sul contesto sociale nel quale questo matura, producono una prima rilevante serie di immagini etnografiche di straordinario interesse. La fotografia in questa circostanza prova il tratto criminale connesso alla rivolta contadine del Mezzogiorno e al contempo l'efficacia dell'azione repressiva intrapresa dallo stato italiano; a metà tra pratica scientifica e pratica poliziesca, essa sperimenta un paradigma che sarà duraturo.
Con un atteggiamento diffuso nella 2° metà del secolo, si mostra di credere ciecamente nella prova fotografica per poterla inserire, al riparo da verifiche, in contesti di significazione grafica e verbale, ideologicamente connotati, del tutto debordanti la realtà documentata. La scienza, per riassumere, viene vincolata alla pratica dell'osservazione diretta e alla produzione di immagini; alle fotografie viene attribuita un'indiscutibile potenza analogica.
È il periodo del secondo dopoguerra che segna una svolta netta nella cultura politica e scientifica italiana. È luogo comune storiografico che Ernesto de Martino sia stato nel nostro Paese un iniziatore dell'etnografia visiva per aver egli largamente impiegato nelle sue indagini di terreno fotografi e cineasti. Indubbiamente de Martino ha avuto spiccato interesse per la documentazione audiovisiva nelle ricerche etnografiche ed è stato intelligente promotore di iniziative in tal senso. Ma, Faeta sottolinea o meglio segnala, come il criterio elementarmente probatorio con cui la fotografia è stata impiegata nel contesto scientifico italiano, con lui abbia una sua, pur incerta, attenuazione.

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