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Il lamento che suscita la canzone nelle donne



Assistendo al suo primo rito funebre in una long house kaluli, Steven Feld fa le sue prime osservazioni. Ciò che vide era il corpo morto di Seneso steso sul pavimento all’entrata della casa comunitaria, intorno al corpo vi erano sedute da un lato 6 donne che guivano dondolandosi avanti e indietro, dall’altro lato della stanza c’erano degli uomini seduti lungo il corridoio, alcuni guardavano nel vuoto, altri smettevano i lamenti e poi li riprendevano, come in una reazione a catena al pianto delle donne. I singhiozzi e ilamenti avevano una melodia precisa, e i frammenti di testo enunciati sapevano di terribilmente triste. Ciò che si udiva era un mescolarsi di suoni delle lamentazioni, melodie nella forma del pianto, parole e frasi intonate fra il parlato e il cantato mentre si piange. I modi di interpretazione e denominazione linguistica del pianto melodioso, sono per Feld i punti di partenza per una descrizione del lamento espressivo kaluli. Un modo per entrare nel dominio sociale e semantico del pianto kaluli è mediante il lessico, in cui dimensioni di contrasto demarcano esplicitamente un termine generale e cinque termini specifici tesi a definire le varietà modellizzate di suoni del lamento. Una rapida escursione nell’etimologia etnografica può fornirci le basi per comprendere le correlazioni fra i codici dei lamenti che hanno un nome, e gli attori e i contrasti che a essi pertengono.

Tratto da SUONO E SENTIMENTO di Marianna Tesoriero
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