Corpo fisico e corpo elettronico. Networked person

Il corpo umano è in continua trasformazione: da tempo ha perduto la sua unità, si è scomposto nelle sue parti; ha poi conosciuto la crisi della materialità quando si è cominciato a parlare di corpo elettronico contrapposto a quello fisico.
Recentemente si è tornati a rivolgere l’attenzione alle componenti fisiche, soprattutto perché la realtà dematerializzata rischia di non assicurare la certezza dell’identificazione di un soggetto: inoltre, affidando l’identità a dati privi di qualsiasi possibile identificazione con la persona, cresce il rischio di furti d’identità. Per reagire a questi fenomeni si fa ricorso sempre più a dati biometrici (soprattutto alle impronte digitali), rendendo così possibili controlli generalizzati sui cittadini; grazie a programmi per computer si riesce ad analizzare il tono di voce umano, le espressioni che scaturiscono dalle emozioni; torna quindi la rilevanza del corpo, che diventa fonte di nuove informazioni.
I dati biometrici vengono utilizzati non solo per finalità d’identificazione o chiave d’accesso, ma anche come elementi per classificazioni permanenti e per conferme sull’identità di un individuo. Possono esserci però dei rischi nell’uso di questi dati, poiché  questi possono racchiudere molteplici informazioni, alcune molto sensibili: è il caso dei dati genetici, che rilevano informazioni su un intero gruppo biologico.
Si moltiplicano le tecnologie che possono portare alla localizzazione di una persona, come i chip inseriti sotto pelle o le etichette intelligenti dei prodotti; la sorveglianza sociale diventa così una sorta di guinzaglio elettronico, dando vita a una networked person, una persona perennemente in rete, configurata per emettere e ricevere impulsi che consentono di rintracciare e ricostruire movimenti, modificando così il senso dell’autonomia delle persone. Le derive tecnologiche assumono così tratti inquietanti.