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Il lettore implicito al servizio dell'autore implicito (Wolfgang Iser)


Al di là dell'apparente liberalismo, il lettore implicito in realtà non ha altra scelta se non quella di obbedire alle istruzione dell'autore implicito, essendone l'alter ego o, se si vuole, la metamorfosi. Il lettore reale, così, si trova davanti ad un bivio: o seguire il ruolo offertogli dal lettore implicito, o rifiutarlo, chiudendo il libro. Il lettore reale non si è dunque affrancato granchè dal lettore implicito, ma in Iser gode comunque di una libertà maggiore rispetto a quella data al lettore tradizionale.
Perchè? Semplicemente perchè i testi con cui ha a che fare, sempre più moderni, sono sempre più indeterminati, costringendo il lettore a mettere sempre più farina del suo sacco per riempire gli spazi lasciati bianchi. Come ai tempi della letterarietà dei formalisti russi, subito elevata a modello universale, ora per dare conto dei testi moderni, in cui il ruolo del lettore implicito è meno definito che in un romanzo realista, si è costruita una nuova descrizione della lettura più aperta, anch'essa adesso elevata a modello universale. Ma ciò che vale per i testi moderni, siamo certi che valga anche per quelli passati?
La teoria di Iser è fin troppo affascinante. Fornisce una sintesi di diversi punti di vista sul dibattito sulla letteratura, e riconcilia fenomenologia e formalismo all'interno di un humus comune fatto di globalità ed eclettismo. È una teoria dialettica, guidata da una saggia preoccupazione di equilibrio, tenendo conto sia della struttura del testo sia dell'interpretazione del lettore, sia dell'indeterminazione relativa sia della partecipazione controllata.
Il lettore di Iser è uno spirito aperto, liberale e generoso, che si dice pronto a rispettare le regole del testo. È in sostanza un lettore ideale, così ideale da assomigliare ad un critico colto, conoscendo i classici pur essendo curioso dei moderni. In realtà l'esperienza descritta da Iser è sostanzialmente quella di un lettore colto posto di fronte a testi di narrativa che appartengono alla tradizione realista e soprattuto al modernismo (il modernismo in letteratura è fortemente caratterizzato, infatti, dalle numerose omissioni volontarie nella trama). È insomma un lettore che ha fatto pratica con i romanzi del XIX secolo e con la narrativa in generale e forte di ciò distingue, per contrasto, gli intrecci sfilacciati, i personaggi privi di consistenza dei romanzi moderni del XX secolo.
Alla base del discorso di Iser sta dunque una premessa implicita: di fronte ad un romanzo moderno spetta al lettore informato fornire, a sostegno della sua memoria letteraria, quanto serve a fare diventare uno schema narrativo incompleto (un romanzo del XX secolo) un'opera tradizionale, un romanzo realista o naturalista virtuale. In altre parole Iser presuppone che il lettore reale usi il romanzo realista del XIX secolo come campione dal quale deriva ogni lettura. Non è una teoria ammissibile in termini di universalità di valore. E se il lettore reale non avesse ricevuto questa tradizionale iniziazione al romanzo? Se considerasse invece come norma il romanzo moderno? O ancora il romanzo contemporaneo, altresì definito postmoderno, frammentario o destrutturato. La sua condotta sarebbe ancora regolata da una ricerca di coerenza in base al modello realista?

Tratto da TEORIA DELLA LETTERATURA di Gherardo Fabretti
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