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Roman Ingarden e la ricezione dell'opera da parte del lettore


I recenti studi sulla ricezione si sono dedicati al modo in cui un'opera colpisce il lettore, un lettore al tempo stesso passivo e attivo, perchè la passione (che del resto ha la stessa radice di passivo) per il libro è anche azione di leggerlo. L'analisi della ricezione considera l'effetto prodotto sul lettore, che sia individuale o collettivo, e la risposta che egli dà al testo considerato come stimolo. I lavori di questo genere si dividono in due categorie; quelle che dipendono dalla fenomenologia dell'atto individuale della lettura (Roman Ingarden e Wolfgang Iser) e quelle che dipendono dall'ermeneutica della risposta pubblica al testo (Hans Georg Gadamer e Hans Robert Jauss). Entrambe partono dalla stessa sorgente: la fenomenologia come riconoscimento del ruolo svolto dalla coscienza nella letteratura. Il libro è come una trottola, diceva Sartre: esiste solo quando è in movimento. Come si muove la trottola? Per mezzo di un atto concreto. Allo stesso modo il libro si muove per mezzo di un atto concreto, vale a dire l'atto della lettura, e come la trottola dura fin quando persiste l'atto concreto. L'oggetto letterario, invece, era stato tradizionalmente visto nell'ottica di uno spazio concreto, di un volume; la fenomenologia porta a insistere sul tempo della lettura.
Il fenomenologo Ingarden era stato il fondatore dell'estetica fenomenologica. Vedeva nel testo una struttura potenziale, concretizzata dal lettore, e nella lettura un processo che metteva il testo in rapporto con norme e valori extraletterari, attraverso la cui mediazione il lettore può dare senso alla propria esperienza del testo. Ritorna così la nozione di precomprensione come premessa indispensabile ad ogni comprensione, un modo sinonimico a quello proustiano di dire che non esiste lettura innocente o trasparente, perchè il lettore si accosta al testo col proprio personale sistema di norme e valori.
Ingarden è però un filosofo, non un critico letterario, e la sua tesi risulta troppo astratta per il nostro discorso: non specifica, ad esempio, quanta libertà lasci il testo al lettore nel riempire gli spazi bianchi a partire dalle proprie norme (ognuno li riempie a partire dalla propria visione), né il controllo che il testo esercita sul modo in cui viene letto. D'altro canto, non è solo il lettore ad approcciarsi al testo col suo sistema di norme e valori, ma anche il testo che leggiamo modifica il nostro sistema. Quando leggiamo, infatti, la nostra attesa è il riflesso di ciò che abbiamo già letto; se ci scontriamo con qualcosa che esula dalla nostra attesa, siamo costretti a riformulare il nostro pensiero, reinterpretando non solo il libro che stiamo leggendo, ma tutti quelli che abbiamo letto in precedenza. La lettura è dunque un processo che va in due direzioni alla volta: avanti e indietro. Perchè? Perchè la nostra lettura è comandata anzitutto da un criterio di coerenza.

Tratto da TEORIA DELLA LETTERATURA di Gherardo Fabretti
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