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Eventi in Beozia e le difficoltà ateniesi

Nonostante il colpo di fortuna, Atene comincia già ad essere in difficoltà, in particolare in Beozia. 
Un gruppo di complici era destinato a consegnare Sife… un secondo avrebbe pensato a consegnare Coronea… Inoltre, gli Ateniesi si sarebbero dovuti occupare di Delio (cap.76). 

Il successo dipende da una pianificazione perfetta e dalla simultaneità delle operazioni. 
Tuttavia, le cose non vanno secondo i piani: Sife e Coronea furono occupate in tempo utile dagli Spartani prima dell’arrivo degli Ateniesi (cap.89) ⇒ Atene riuscì solamente a fortificare Delio (cap.90), causando la reazione di Tebe. 
Tucidide riporta un breve discorso di Pagonda, famoso generale tebano, rivolto non ai cittadini, ma ai soldati (cap.92). Ciononostante, questo discorso è molto simile a quello di Ermocrate 
− gli Ateniesi si accingono a devastarla, questa terra; 
− è necessario contrastare il passo a ogni armata straniera e nemica, con inalterato vigore; 
− gli dei saranno propizi, perché gli Ateniesi sono dei sacrileghi: il dio stenderà il suo braccio a proteggerci, il dio di cui il nemico ha empiamente preso e trasformato in forte il sacro tempio. 

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La controffensiva si risolve nella battaglia di Delio, la più grande battaglia terrestre della guerra archidamica (= i primi 10 anni della guerra del Peloponneso). È una battaglia famosa, per molti motivi: 
− vi partecipano Socrate, Alcibiade; 
− per le innovazioni tattiche messe in atto da Pagonda; 
− gli Ateniesi subiscono una sconfitta decisiva. 

Tuttavia, questa battaglia è importante non tanto per l’esito, quanto per le ripercussioni psicologiche che questa sconfitta ha sugli ateniesi: è questa, infatti, la prima seria battuta d’arresto per gli Ateniesi nel corso della guerra. Tuttavia, si ha un importante risvolto psicologico anche per l’altra parte: è una vittoria che ha luogo proprio nel momento in cui tutto sembra perduto. 
Oltre all’accusa di invasione della Beozia, gli Ateniesi devono rispondere dell’accusa di sacrilegio (cap.97, gli Ateniesi avevano fortificato Delio e… compivano in quel santo luogo le azioni che di norma sono ristrette al suolo profano). 
Allora gli Ateniesi risposero che era umano sperare, anche dal dio, una certa indulgenza per tutti quei gesti che gli uomini compiono sotto l’incubo della guerra, in ginocchio per le privazioni (cap.98) ⇒ evidente uso strumentale della religione. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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