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Perché Sparta è disposta a negoziare la resa di Platea?

Perché Sparta è disposta a negoziare la resa di Platea? 

Sparta accetta di negoziare la resa di Platea per un puro calcolo utilitaristico: in caso di un accordo con Atene, non verrebbe contemplata la restituzione di città che si sono arrese spontaneamente, diversamente dall’obbligo di restituzione che vigeva per le città prese con la forza ⇒ se si fossero varate trattative di pace con Atene era probabile che l’eventuale accordo contemplasse la restituzione reciproca delle piazzeforti occupate durante il conflitto: ebbene, la cessione di Platea non sarebbe stata compresa, se si poteva produrre la circostanza che la consegna della città era stata completamente spontanea (cap.52). 

Si assiste dunque allo scontro verbale tra i Plateesi, che si difendono nei confronti delle accuse mosse contro di loro, e i Tebani che propongono un trattamento molto duro nei loro confronti. 

Nella sua difesa, Platea ribadisce il fatto che la sua alleanza con Atene è semplicemente frutto del rifiuto di Sparta, circa un secolo prima (519 a.C.), ad accettare Platea nella sua alleanza (cap.55). 

E adesso ha subito l’aggressione di Tebe ⇒ Platea si è semplicemente difesa dalla loro aggressione. 

Infine, nei capp. 58-59, Platea ammonisce Sparta di guardarsi dalla vergogna, dal disonore, dall’infamia, dalla mancanza di gloria che conseguirà dall’eventuale dura decisione nei confronti di Platea. 


I Plateesi parlano di onore, di giustizia, della gratitudine, della vergogna, dell’onestà, dell’infamia, tutti gli argomenti del debole, gli argomenti tipici di chi non ha nulla da offrire (argomenti che tra l’altro saranno sviluppati in seguito nel dibattito tra i Meli e gli Ateniesi nel V Libro): qui non ci sono interessi comuni in gioco, né l’eventuale possibilità di una futura collaborazione politica. 

Nella loro risposta, i Tebani ribattono fondamentalmente colpo su colpo. Infatti, sostengono, non è affatto vero che è colpa di Sparta se Platea ha scelto l’alleanza con Atene; piuttosto, è perché Platea è malvagia, ha commesso dei crimini ⇒ è giusto condannarli, schiacciare i furfanti sotto una pena del doppio più grave poiché tradiscono peccando il loro dovere (cap.67). 

È evidente come questi 2 discorsi si basino su elementi molto vaghi ed intangibili, tanto che gli Spartani decidono di appoggiare le richieste dei Tebani, non perché convinti dal loro discorso, quanto piuttosto dal desiderio… di rendersi amici i Tebani ritenendo che, nel conflitto appena esploso, il loro contributo sarebbe stato molto opportuno (cap.68) ⇒ ad ogni Plateese venne chiesto se aveva offerto qualche aiuto a Sparta e ai suoi alleati e, se la risposta era negativa, veniva giustiziato. Le vittime furono non meno di 200 (cap.68). 

Gli episodi di Mitilene e Platea mostrano una serie di temi comuni: 

− l’importanza dei rapporti di forza: i 2 episodi sono entrambi strutturati sul confronto tra un debole e un forte, ed è il debole ad avere la sorte peggiore; 

− la ricerca del proprio interesse, del proprio utile, nella quale sentimenti come la pietà o l’onore vengono esclusi da ogni considerazione; 

− la richiesta dello sterminio di un’intera comunità, richiesta che viene presentata come atto di giustizia (da Cleone e dai Tebani). L’unica differenza, forse paradossale, sta nel fatto che è Atene, la città tiranna, a comportarsi in un modo relativamente migliore, rispetto a Sparta che, tra l’altro, si presenta come la liberatrice della Grecia. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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