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Schmitt - L'Inghilterra e il mare

L'inghilterra diventa un'isola in senso nuovo. in un certo senso tutti i continenti sono isole. Gli abitanti dell'inghilterra senza dubbio hanno sempre avuto la sensazione di trovarsi in una posizione insulare protetta; nel medioevo è celebrata come un fortezza protetta dal mare. Ma la vecchia coscienza insulare è diversa dalla nuova. Allora era ancora terrestre, terricola. Il sentimento insulare si manifestava come un sentimento terrestre. Ma nel 16° secolo un popolo di pastori diviene un popolo di figli del mare. L'isola da frammento staccato diviene un pesce, un parte del mare. Il nostro pensare è terricolo, nel senso che pensiamo nei termini di terra: così percepiamo una nave sul mare come un frammento di terra che solca le acque. Ma per l'uomo di mare tali metafore sono false. Anzi, per lui la terraferma è mera costa, una spiaggia con un entroterra.

Quando l'inghilterra dunque passa a un'esistenza puramente marittima, mutano le sue relazioni con gli stati europei. Così ne parla Disraeli, grande politico inglese dell'epoca vittoriana.

Dopo la sconfitta di napoleone a Waterloo, inizia un periodo di incontrastato dominio inglese sui mari che durerà per tutto il 19° sec., con un apice alla conferenza di parigi del 1856. Si dispiega la superiorità economica dell'inghilterra. Il modello inglese è emulato e ammirato. Ma l'essenza del leviatano stava mutando, in conseguenza della rivoluzione industriale iniziata con l'invenzione delle macchine in inghilterra nel 18° secolo (altoforno a coke, acciaieria, macchina a vapore, filatoio, telaio meccanico). Compare la nave a vapore; la grande potenza marittima diviene anche grande potenza industriale.

Tratto da TERRA E MARE DI CARL SCHMITT di Dario Gemini
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